“Girls of the sun”: la guerra dimenticata delle donne kurde

Eva Husson dirige un film che getta luce su un conflitto spesso passato sotto silenzio dai media

Un film di Eva Husson. Con Golshifteh Farahani, Emmanuelle Bercot, Erol Afsin, Arabi Ghibeh, Behi Djanati Atai. Tirolo originale:  Les filles du soleil. Drammatico, 120′. Francia, Belgio, Georgia, Svizzera 2018

Mathilde è una reporter di guerra, con un trauma fisico evidente e uno psichico più profondo. Incapace di stare lontano dalla guerra, o vicino a sua figlia, si fa assegnare in Kurdistan dove viene affidata a una pattuglia di sole donne, capitanate dalla coraggiosa Bahar. Ex prigioniere, vendute, violentate, torturate, le donne kurde lottano per la liberazione del loro paese dalla furia assassina dell’Isis e sono pronte a morire, piuttosto che cadere in mano al nemico, e a nutrire col sangue la terra dei figli dei loro figli.

 

Caro spettatore, probabilmente non hai mai avuto modo di rifletterci seriamente, ma devi sapere che anche nel campo dei conflitti esiste una forma di cinica  graduatoria basata su interessi economici e politici incrociati. Potremmo definirla una sorta di “discriminazione bellica”.

Ebbene sì: ci sono guerre di Serie A, seguite dai media, discusse sui social, portate all’attenzione delle organizzazioni umanitarie. E poi ci sono guerre di Serie B, non meno cruente e sanguinarie delle prime ma passate quasi completamente sotto silenzio, ignorate dai più.

Un esempio di queste seconde è il conflitto che da anni combatte il popolo kurdo, stretto dalla Siria da un lato, dalla Turchia dall’altro. Il Kurdistan non esiste legalmente come Stato, ma la ricchezza di risorse minerali e di petrolio del territorio, sfruttato dagli Stati limitrofi, hanno portato a feroci repressioni di qualunque tentativo di ribellione e indipendenza.

Una guerra povera di attenzione mediatica che invece meriterebbe le prime pagine dei quotidiani. Fosse solo per la storia delle “Ragazze del Sole”, un esercito composto da sole donne kurde che dopo essere state rapite, violentate e vendute come schiave hanno deciso di arruolarsi e combattere fino alla morte l’Isis.

La regista Eva Husson prova con “Girls of the sun”, suo secondo lungometraggio, a colmare almeno in parte questa grave lacuna informativa, portando sul grande schermo una parte di questa storia (che per motivi di sicurezza, in fase di scrittura, è diventata un ibrido tra finzione e realtà).

Il film convince ed emoziona quando sono i sentimenti e i ricordi delle due protagoniste, la giornalista Mathilde, la combattente Bahar, a occupare il centro della scena, molto meno quando tenta di ricostruire le azioni militari compiute dal gruppo, risultando forzato.

Golshifteh Farahani si cimenta con un ruolo impegnativo sia a livello emotivo che fisico, e nonostante la sua recitazione nelle parti “militari” risulti debole e poco credibile dimostra di possedere il quid necessario per imporsi all’attenzione del pubblico internazionale.

“Girls of the sun” è un’occasione sfruttata solamente a metà, ma lo spettatore, al termine del film, non potrà non sottoscrivere ogni singola parola dell’articolo scritto da Mathilde e cantare sottovoce: “Donne, libertà, vita”, pensando a queste valorose soldatesse.

 

Il biglietto da acquistare per “Girls of the sun” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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