“Batman v Superman – Dawn of Justice”: Ben Affleck ed Henry Cavill si sfidano

Lotta tra supereroi dell'universo DC nel film di Zack Snyder che mette in campo tanti effetti speciali e temi, ma poca sostanza

di Giulia Montemaggi

 

Un film di Zack Snyder. Con Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Diane Lane, Laurence Fishburne. Fantastico, 151′. USA, 2016

Batman, Superman e Wonder Woman in una scena del film
Batman, Superman e Wonder Woman in una scena del film

Alla fine è arrivato. Lo scontro degli scontri, il non plus ultra delle battaglie tra energumeni in calzamaglia dell’universo DC: “Batman v Superman, Dawn of Justice“.

Il film, diretto da  Zack Snyder e presentato come il sequel della sua opera precedente “L’uomo d’acciaio”,  vede Bruce Wayne (un Ben Affleck quasi credibile e nerboruto che però, impossibilitato dagli steroidi a chiudere le braccia, fatica a muovere anche i muscoli facciali) sempre più tormentato e depresso cercare di contrastare lo strapotere di Superman (il solito, granitico, Henry Cavill), ormai assimilato a una divinità.

Sullo sfondo, ci sono anche le macchinazioni del cattivo di turno, Lex Luthor (un Jesse Eisenberg passabile, ma alla perenne ricerca del risultato ‘genio e sregolatezza’).

La storia, per niente lineare e con varie falle che disorientano, è un continuo alternarsi di scene inutili, che non danno la giusta visibilità agli altri personaggi presenti (come ad esempio Wonder Woman o Aquaman), e obbligate sequenze d’azione. Il tutto condito da effetti speciali che, almeno loro, si rivelano all’altezza della situazione.

A differenza dei film Marvel, dove l’umorismo, a volte scialbo, predomina, Snyder e gli sceneggiatori Terrio e Goyer cercano un tono serioso, impegnato, che strizza l’occhio alla trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan.

Evidenti limiti di costruzione a parte, le due ore e mezzo di “Dawn of Justice” volano e quando il film termina (dopo svariati falsi allarmi, dove la dilagante epicità della colonna sonora sembra annunciare, a torto, la fine) la curiosità si fa strada nello spettatore che, pur non ammettendolo, aspetta già con trepidazione l’uscita del sequel.

 

Exit mobile version