PUNGENTE. EMOTIVO. FAMILIARE.
Quante persone ci sono in un rapporto di coppia? Due, vero? Ma se i partner sono costretti a convivere, oltre che con la dolce metà, con i figli dell’altro/altra, figli nati da precedenti relazioni e non bambini paffutelli in età prescolare ma adolescenti molesti, siete sicuri che la risposta alla prima, apparentemente scontata, domanda non cambi?
“L’età ingrata” di Francesca Segal, edito da Bollati Borighieri, parla di amore, di famiglia, di genitorialità, e di tutti quei sottintesi e quei pensieri che molto spesso nessuno osa tirare fuori con i genitori, i figli, i parenti. Perché la famiglia dovrebbe essere il porto sicuro a cui fare ritorno, ma di rado lo è davvero – o almeno, di rado lo è 365 giorni all’anno.
James e Julia si sono incontrati e innamorati da adulti. Lui, 55 anni, ginecologo, divorziato dall’americana Pamela, due figli, Saxia, già al college, e Nathan, 18 anni, all’ultimo anno di liceo, che vive con lui.
Lei, 50 anni, insegnante di piano, vedova dopo la morte del marito Daniel per un tumore, un ottimo rapporto con i genitori di lui, Philip Alden e Iris – di questa seconda coppia parleremo più avanti -, una figlia di 16 anni, Gwen, soprattutto, a cui si è dedicata anima e corpo, cercando di essere due genitori in uno.
James e Julia si sono trovati e nonostante le possibili complicazioni hanno deciso di fare di due famiglie una, andando a vivere insieme a casa di lei. Ma appare evidente fin dal primo momento che, così facendo, nel loro rapporto di coppia non sono più soltanto in due: sono almeno in quattro.
Un romanzo che, con piglio ironico e a tratti dissacranti, mette in luce tutti i problemi della vita familiare e più in generale della convivenza. Un romanzo che racconta l’adolescenza – età terribilmente ingrata per chi la vive, ma anche per chi si trova intorno a chi la vive.
Quale atteggiamento è meglio tenere nei confronti dei figli in crescita? Si deve essere adoranti e permissivi come Julia, oppure mettere dei paletti, delle regole, e far sì che siano rispettati?
E ancora, fin dove deve spingersi l’amore di un genitore? Cosa è giusto perdonare, e dove invece iniziano le responsabilità di ognuno – anche se l’ognuno in questione ha 16 o 18 anni ed è la persona che consideriamo più cara al mondo (a questo proposito vi consiglio la lettura di “La cena” di Herman Koch da cui è stato anche tratto un film con Richard Gere)?
Valutazioni etico-parentali a parte, quello che qui è interessante vedere è da un lato come i genitori tendano spesso a essere molto obiettivi quando si tratta dei figli degli altri e poco quando si tratta dei propri, dall’altro come anche i rapporti più stretti possano riservare grandi sorprese.
Julia crede di conoscere la figlia, invece di fatto conosce solo l’immagine idealizzata che si è fatta di lei negli anni. E quando si scontra con la dura realtà, quando si trova a combattere contro questa adolescente arrabbiata e intransigente, che non ascolta nessuno, solo se stessa, e vede le cose solo nella sua prospettiva, si sente crollare il mondo addosso. E a noi che leggiamo fa un po’ tenerezza e un po’ pena, perché il suo amore è smisurato, ma lo sono anche le fette di salame che ha sugli occhi…
Gwen – permettetemi di dirlo – è il personaggio meno simpatico del libro, e solo la madre trova in lei qualche lato positivo. Al lettore neutro sembra solo una ragazzina, viziata, capricciosa, prepotente, instabile e incostante. All’inizio odia James per partito preso, poi decide di portare avanti la sua scelta non per convinzione ma solo per provare agli altri che è adulta e matura. Per quanto la sua vita non sia stata semplice si fa davvero fatica a capire i suoi atteggiamenti, il suo vittimismo immotivato – e a dare torto a James, quindi, quando mette in luce mentalmente tutti i suoi difetti.
Sarebbe più facile parteggiare per lui se non ci rendessimo conto, nel frattempo, che se Julia è troppo permissiva verso Gwen e la idealizza, anche James ha del figlio Nathan un’idea tutt’altro che realistica. Nathan ha 18 anni, un’idea abbastanza vivida di come vadano le cose, difficile vederlo come la vittima, il circuito, il bambino bisognoso di protezione come invece lo considera il padre.
Ed ecco che si torna al punto di partenza: conosciamo mai davvero qualcuno, anche se lo vediamo nascere e crescere e gli stiamo vicini sin dal primo giorno della sua vita?
Nel romanzo compare anche, seppure come sotto-trama, uno dei temi che già promettono di essere di maggiore tendenza nella stagione 2017/2018: l’amore – o comunque i rapporti di coppia – nella terza età della vita.
Il cinema ha già declinato la questione in tre pellicole di recente o di prossima uscita: “Appuntamento al parco“, “Le nostre anime di notte” e “The leisure seeker“. La Segal sceglie di affrontare la cosa attraverso Philip e Iris, ex coniugi con un rapporto che sembra trascendere la semplice amicizia di vecchia data, nonni paterni di Gwen.
Per quanto i due siano narrativamente piacevoli da leggere – lei esuberante, forte, anticonformista, lui pacato, canuto, passivo – la coppia non aggiunge molto di nuovo all’argomento. I motivi sono i soliti: l’amore non ha età, non è mai troppo tardi per ricominciare, e una spruzzata di evitiamo di dare le persone per scontate e diciamo loro ciò che proviamo, perché non è detto che saranno dove ci aspettiamo che siano per sempre.
“L’età ingrata” è una lettura piacevole, che spinge a riflettere su se stessi, e soprattutto sulla percezione che abbiamo degli altri. E molto spesso ad augurarsi – mentalmente, s’intende – di non avere mai una figlia femmina che somigli a Gwen.
SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE