Enrico Romano: “Scrivo poesia per rendere il mondo migliore”

di Berenike

 

Schegge d'animaEnrico Romano è nato a Lecce, dove vive e lavora. Architetto libero professionista, oggi in pensione, scrive da tempo, ma solo nel 2001 ha pubblicato la sua prima sillofe poetica, Un nuovo giorno (Piero Manni Editore). Nel 2013 è uscita la seconda raccolta, Schegge d’Anima. Entrambi i titoli sono valsi all’autore gratificanti riconoscimenti di critica.

Definito un poeta raffinato, intenso, semplice e profondo, riesce sempre a coinvolgere il lettore, anche quando narra vicende ed esperienze personali. Oltre a una serie di recensioni sulla stampa nazionale e in rubriche culturali televisive, Enrico Romano ha ricevuto diversi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali di poesia sia per i suoi libri che per componimenti editi o inediti. Fra questi, spiccano alcuni primi posti, oltre a  menzioni d’onore e segnalazioni. Con Schegge d’Anima è finalista alla XXXVII edizione (2013)  del Concorso “Mario Pannunzio” indetto dall’omonimo Centro di Studi e ricerche di Torino.

Presidente dell’Associazione Culturale Salentina “Vitruvio”, dal 2005 indice un concorso internazionale di poesia. Enrico Romano è anche co-autore di una pubblicazione sull’antica chiesa parrocchiale di San Lazzaro in Lecce del cui intervento di restauro è stato progettista e direttore dei lavori.

In questa intervista ci racconta della sua carriera letteraria, unita all’impegno per rendere il mondo migliore con la poesia che diviene metafora della vita stessa.

Come nasce la sua passione per la scrittura?
Nacque quando avevo circa 14 o 15 anni, forse anche prima. Mi resi conto che ero affascinato dai poeti e dalla loro interiorità, dalla ricerca continua operata tra le pieghe dell’anima, del cuore e della mente. A scuola adoravo il narrare in lirica, uno su tutti Omero, “La guerra di Troia”, opera che se fosse stata scritta in prosa probabilmente non avrei letto.

La professione di architetto ha influenzato la sua produzione letteraria?
Indubbiamente sì, ma non nella forma letteraria o grammaticale o, ancora, sintattica: la mia professione mi ha portato ad un contatto diretto con la vita reale del quotidiano e mi ha illustrato come spesso, noi tutti, dobbiamo assumere, per regole non scritte, un atteggiamento che tutto è meno ciò che noi realmente siamo (spesso ho pensato al famoso aforisma di Alessandro Manzoni: «Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune»).

Come fondatore e presidente dell’associazione culturale “Vitruvio” organizza annualmente un concorso letterario a cui partecipano numerosi autori da tutto il Paese. Cosa contraddistingue il premio? Quali sono gli obiettivi?
Il “Premio Vitruvio” non deve essere considerato come una competizione; infatti, scopo principale dell’iniziativa è la promozione culturale del territorio attraverso un concorso che ha origine nella passione e nell’amore per la poesia che accomuna persone diverse e lontane, che si incontrano e si ritrovano al solo scopo di condividere tale passione in un clima di grande armonia. Tra i premi previsti per i partecipanti vi sono anche opere d’arte (scultura o pittura) di artisti pugliesi. Inoltre, durante la cerimonia di premiazione, vengono presentati altri artisti locali (musicisti, scultori, pittori) a un pubblico che proviene da ogni parte d’Italia e a volte anche dall’estero. Ai musicisti, in particolare, viene affidato il commento musicale della cerimonia di premiazione.

Quali sono i motivi ispiratori delle sue composizioni e quali i messaggi che si prefigge di trasmettere al lettore?
I motivi ispiratori sono quelli propri dei poeti di sempre e, dunque, caratterizzano il poeta nell’epoca in cui vive. I tempi bui che stiamo vivendo fanno si che, ahinoi, vi siano tanti argomenti che possono diventare poesia. Vi sono ovviamente anche sentimenti, i più svariati, profonde introspezioni, l’amore per la natura e per l’elevazione dello spirito e la sua nobilitazione. Io non credo di voler lanciare messaggi al lettore ma, certamente, provo a mettere in evidenza le grandi storture della nostra società in disfacimento, sottolineando che non è certamente questo che mi farà arrendere a lasciarmi andare nella corrente della negatività. Provo, come ho già avuto modo di dire, a far sì che la mia poesia riesca a sferrare schiaffi dolcissimi e carezze pesanti!

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Scrivo abitualmente. Questo è quel che mi propongo anche per i prossimi anni.


 

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