Emiliana De Vico: quando il genere romance veicola temi profondi

Interviste alle autrici della collana YouFeel di Rizzoli, romanzi scritti dalle donne per le donne

di Tiziana Iaccarino

 

Emiliana De Vico è una scrittrice appassionata da sempre del genere romance. Negli ultimi anni ha partecipato a numerosi concorsi letterari, distinguendosi, e pubblicato con editori e in self.

Tra i suoi tanti lavori ricordiamo “Villa Eden” e “Solo se mi guardi”, editi da Rizzoli nella collana tutta digitale YouFeel, “Ho tutto il diritto di amarti” pubblicato nella in Sperling Privé e l’auto-pubblicato “Senza vergogna“.

In questa intervista per Parole a Colori parliamo con lei dei suoi romanzi, della sua carriera, ma anche dei progetti per il futuro.

 

Ciao Emiliana, grazie per aver accettato di parlare di te e dei tuoi libri con noi.

Vorrei cominciare con il chiederti quando hai iniziato a scrivere e se c’è qualcosa in particolare che ti ha ispirata in questo senso.

Ciao a tutti e grazie a Parole a Colori per lo spazio. Scrivere è un bisogno e non riesco a considerare ciò che mi fa stare bene una carriera. Magari potessi farlo come professione e vivere dei proventi! Ho cominciato per caso. Un giorno mi sono seduta al pc e ho buttato giù delle frasi, solo per me. Almeno così pensavo. Avevo una storia in testa che prendeva corpo con il tempo. Pensavo che mi sarei scoraggiata lungo la via e che mai avrei scritto l’epilogo. Invece… Da lì, tutto il resto. Una storia tira l’altra. Un’idea ne fa nascere una seconda, e così via.

E direi che hai fatto bene a sederti e cominciare, visti i risultati. Secondo te, cosa fa sì che una storia funzioni, che il pubblico si appassioni?

Secondo me funziona la normalità. Ritrovarsi in una storia perché i personaggi sono familiari, hanno emozioni comprensibili, fanno ragionamenti simili ai nostri e sentono, annusano, calpestano, assaporano e vedono le cose del mondo reale. I grandi autori lo fanno anche con il paranormale e il fantasy. Io non sono così brava e mi limito a guardarmi attorno e a riproporre situazioni che ognuno di noi potrebbe vivere. Ci metto un pizzico del mio vissuto e delle mie emozioni, e spero che la freccia colpisca il bersaglio. In pratica, mi appello al sentimento.

Nel corso degli anni hai pubblicato un buon numero di romanzi e racconti. L’esperienza più emozionante?

La prima pubblicazione con la Delos Digital, il primo contratto con la Rizzoli e il primo con la Sperling, il primo romanzo self published, la prima recensione ricevuta su Amazon. Tutto è stato molto emozionante e continua a esserlo. Vivo la vita troppo intensamente e, a volte, ne porto i segni sotto forma di gastrite. Devo darmi una calmata o non arriverò alla prossima pubblicazione.

E c’è invece un libro che hai scritto a cui sei particolarmente affezionata?

Mi chiamo Bloody Mary” è il mio figliol prodigo. Alice è una giovane alcolista in balia della sua dipendenza. Vive in funzione del bicchiere; ama in relazione a quanto è ubriaca; risorge quando tutto sembra perduto. Scritto di getto, sentito, amato, odiato, rifiutato, e poi riaccolto. Era un esperimento in cui ho abbassato ogni barriera psicologia, ho annullato i miei pregiudizi e sono rimasta davvero contenta del risultato. Purtroppo, è stato scartato da molte case editrici e poi pubblicato in self. Per fortuna è piaciuto anche ad altri e non solo a me. Con questa modalità narrativa (prima persona presente), penso di aver trovato il mio personale modo di raccontare la vita. Ho usato lo stesso sistema anche con la serie “Anime in gioco”.

Parliamo adesso di “Villa Eden” e “Solo se mi guardi“, pubblicate da Rizzoli nella collana YouFeel. Perché hai scelto proprio queste storie? E sono due romanzi distinti o hanno qualche punto di contatto?

Cercavo un’idea trasgressiva, ma allo stesso tempo romantica, adatta alla collana YouFeel. Un club privato dove ognuno può sperimentare relazioni, modi e tempi dell’amore anche solo carnale, mi è sembrato appropriato, anche perché così ho potuto inserire più coppie. I romanzi hanno in comune la location, le regole del club (niente abusi né violenze) e la libera accettazione del sesso. In “Villa Eden” c’è l’amore che ritorna dopo una tragica perdita; in “Solo se mi guardi” la ricerca di una guarigione attraverso l’osservazione del piacere altrui. Speriamo ci sia anche un terzo capitolo. Chissà!

Come descriveresti la Emiliana De Vico autrice con un aggettivo?

Ibrida e incerta. Ho usato due aggettivi, mi perdonerete la licenza.

Hai sperimentato varie modalità di pubblicazione. Una preferita rispetto alle altre?

Devo dire che mi piace sia pubblicare in self che con una casa editrice. Ogni strafa ha i suoi vantaggi e svantaggi. Ad esempio, mi piacere la libertà da vincoli che ti offre l’auto-pubblicazione, ma anche la sicurezza che solo una realtà editoriale solida può offrire.

Autrice di romance che ama però inserire nei suoi libri problematiche profonde, legate alla realtà. Ti rivedi nella descrizione?

Assolutamente sì. Cerco sempre di dare una caratterizzazione precisa e realistica alla vita e ai problemi dei personaggi. In “Mi chiamo Bloody Mary“, ad esempio, parlo di alcolismo, in “Non lasciarmi mai indietro” di handicap. In “Perla non è degna di essere amata” di autolesionismo, in “Villa Eden” di elaborazione del lutto. In tutti i miei scritti però c’è un cuore romance.

Prima di lasciarci, se ti chiedessimo di tirare fuori dal cassetto il primo sogno che riesce ad afferrare?

Una pillola dimagrante avvolta in un contratto editoriale dalle royalties stratosferiche.

Grazie a Emilana De Vico per essere stata con noi, e in bocca al lupo per la tua carriera.

Grazie a voi. Sempre viva il lupo.

 

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