“È andato tutto bene”: un film che si interroga sugli aspetti intimi della vita

Sophie Marceau credibile nel ruolo della figlia che assiste il padre nell'ultimo viaggio

Un film di François Ozon. Con Sophie Marceau, André Dussollier, Géraldine Pailhas, Charlotte Rampling, Éric Caravaca. Drammatico, 113′. Francia 2021

La vita di Emmanuèle Bernheim, scrittrice e sceneggiatrice francese, precipita con una telefonata. Il padre ha avuto un ictus e al suo risveglio chiede alla figlia di aiutarlo a morire. A sostenerla in quella missione impossibile ci sono Pascale, la sorella trascurata, e Serge, il compagno discreto. Debole e dipendente dalle sue ragazze, André è un uomo capriccioso ed egoista, incapace di comprendere il dolore che infligge alle figlie, mai amate come era necessario. Tra lucidità e terrore, Emmanuèle e Pascale navigano a vista nel dramma. Come rifiutare al proprio padre la sua ultima volontà? Ma come accettarla? Da bambina Emmanuèle ha sognato tante volte di ‘uccidere suo padre’, un genitore tossico e poco garbato, ma aiutarlo ‘a farla finita’ nella vita reale è un’altra cosa.

 

La “dolce morte” è un tema che divide l’opinione pubblica, dando il là a forti scontri tra laici e credenti. Nell’Unione europea al momento non esiste una giurisprudenza comune, così ogni Paese provvede da sé.

Ci sono condizioni che renderebbero l’eutanasia accettabile? Oppure il diritto alla salute deve venire prima di tutto, anche della dignità dell’individuo? Ed è giusto che una persona chieda la collaborazione dei propri cari, di fronte a una decisione di simile portata?

Se lo domanda Emmanuèle (Marceau), scrittrice e sceneggiatrice, quando il padre André, sopravvissuto a un brutto ictus, le chiede di aiutarlo a morire. Se è pensiero comune che nessun genitore dovrebbe sopravvivere a un figlio, quanto può essere straziante, per una figlia, organizzare il suicido assistito del padre?

François Ozon ci coinvolge nel travaglio interiore della protagonista, fin dalla prima telefonata della sorella maggiore Pascale che le chiede di correre in ospedale. Attraverso dei flashback si capisce che tra lei e il padre il rapporto non è sempre stato facile, ma adesso è forte e profondo.

André è convinto della sua scelta, vuole decidere lui come andarsene, dopo aver vissuto una vita ricca di emozioni. È stato un uomo gaudente, mercante d’arte, omosessuale sposato con la gelida Claude, famosa scultrice.

Ozon opta per uno stile di racconto piuttosto essenziale e asciutto, aggiungendo qua e là nella sceneggiatura dei momenti ironici o se preferite “leggeri”, per rendere la visione meno pesante.

Sophie Marceau sembra non invecchiare mai, risultando fresca e giovanile qui quasi come ne “Il tempo delle mele”. La sua performance è moderata, credibile, attenta a evitare derive melense o retoriche. Una figlia amorevole col cuore in tumulto per la scelta paterna.

André Dussollier è completamente a suo agio nel ruolo di André, alternando sorrisi e pianti disperanti senza mai eccedere nei toni. Charlotte Rampling non compare spesso, ma quelle poche scene bastano a dare spessore e senso al personaggio di Claude.

Probabilmente lo spettatore cambierà diverse volte opinione sulla scelta di André nel corso della visione, e si domanderà anche come abbia potuto reggere, questa bizzarra famiglia, all’urto del tempo e del pregiudizio. Ma se è vero che tutto passa, l’amore e il sostegno nei momenti difficili restano.

“È andato tutto bene” racconta una storia di amore filiale, una scelta di libertà e di dignità personale. E al di là di come la si possa pensare a riguardo, alla fine questo è un film che scalda il cuore.

 

Il biglietto da acquistare per “È andato tutto bene” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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