Un film di Denis Villeneuve. Con Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Zendaya, Dave Bautista, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling. Avventura, 155′. USA 2021
In un lontano futuro, controllato da un impero interstellare, vige una sorta di feudalesimo e ogni feudo è governato da una casa nobiliare. Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, si trasferisce sull’inospitale pianeta Arrakis, noto anche come Dune, insieme al padre, il Duca Leto, alla madre Lady Jessica e ad alcuni consiglieri. Il loro obiettivo è assicurare un futuro al loro popolo, ma il pianeta è nel mirino di tutte le forze dell’universo, per via di una delle sue risorse (una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana)…
Probabilmente era scritto nelle stelle, è il mio karma o semplicemente il direttore Barbera sta cercando di vendicarsi per tutte le lettere aperte che gli ho indirizzato nel corso degli anni. Non si spiega, altrimenti, la concentrazione di film capaci di mettermi in crisi in concorso e fuori concorso a Venezia 2021.
“Dune”, che arriverà al cinema il 16 settembre (prima di due parti), è probabilmente una delle pellicole più attese dell’anno. E io, come spesso accade, non solo non amo particolarmente la fantascienza ma non ho né letto il romanzo omonimo di Frank Herbert né visto interamente il primo adattamento dello stesso, diretto da David Lynch nel 1984.
Insomma, potrete capire il mio imbarazzo e le mie difficoltà a cimentarmi con questa recensione, perché ognuna delle mie parole rischia di risultare inadeguata, leggera o incauta per chi ha una maggiore conoscenza di questo universo, di questa storia, di questi personaggi. Puristi e fan avvisati…
Dice il regista Denis Villeneuve nelle sue note di accompagnamento: “Dune è stato sognato e approntato per l’esperienza cinematografica. Il grande schermo non è semplicemente un altro format, è il centro del linguaggio cinematografico. La forma originale. Quella che resisterà alla prova del tempo”.
Sicuramente il film è visivamente bello, sontuoso, grandioso, un ottimo modo per spingere il pubblico a tornare in sala.
Nella storia si ritrova un grande simbolismo sul piano politico e ambientale, e basta leggere qualche dato sulla sua – lunga – gestazione (il progetto è partito nel 2008 ma solo nel 2016, con l’entrata in scena della Legendary Pictures e poi di Villeneuve, è decollato davvero), per capire quanto sia ambizioso e voluto.
“Dune” proietta lo spettatore in un mondo lontano e allo stesso tempo vicino, in cui le diseguaglianze economiche sono sempre più evidenti e i potenti cercano di soffocare sul nascere ogni forma di ribellione.
Lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali da parte delle Casate e dell’Impero, con conseguenti disastri ambientali e conflitti, è il cuore della storia, una tematica quanto mai attuale. Il romanzo di Frank Herbert si è rivelato, sotto questo punto di vista, tragicamente visionario, anticipando criticità e drammi del nostro presente.
Gli sceneggiatori sono stati capaci di adattare la materia di partenza per il grande schermo, semplificando dove necessario. C’è grande equilibro tra il rispetto del testo originale e le necessità cinematografiche e di sintesi.
“Dune” colpisce per le magnifiche ed esotiche location naturali, che in certi momenti rubano la scena agli attori stessi (non ugualmente forti e attraenti, nonostante la Chalamet mania che imperversa al Lido fin dal primo pomeriggio).
La colonna sonora è stata realizzata dal Premio Oscar Hans Zimmer, grande fan del romanzo (che per lavorare a “Dune”, tra l’altro, ha rifiutato di collaborare con Christopher Nolan a “Tenet”). Un altro elemento preziosissimo, che rende unica la visione.
Ma allora si può sapere cosa non mi ha convinto – o per meglio dire mi ha lasciato freddino – chiederete voi?
Be’ prima di tutto l’intreccio; poi la costruzione dei personaggi, sia quelli buoni che quelli cattivi, piuttosto prevedibile e scontata. Si ha come l’impressione che ogni sviluppo sia una strizzatina d’occhio, obbligata, a cult come Star Wars o Harry Potter, con diversi dialoghi che danno una sensazione di déjà vu.
Il cast è un perfetto e armonico mix di star esperte, Premi Oscar e volti giovani amati dai teenager, ottimo per colpire l’immaginario collettivo. Sono tutti bravi, ispirati e coinvolti nel progetto, ma almeno in questo primo capitolo non sono riusciti a diventare tutt’uno con i rispettivi personaggi, forse anche per via della sceneggiatura.
“Dune” è volutamente lento e dilatato nei tempi del racconto, si prende pause e momenti di divagazioni che alla lunga rendono la visione lievemente faticosa.
Come già successo per il primo adattamento del romanzo, il film promette di far parlare molto di sé, e di dividere pubblico e critica. Un’esperienza sicuramente da vivere, al cinema, così da potersi fare una propria opinione in merito.