Un film di Pedro Almodóvar. Con Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas, Julieta Serrano. Drammatico, 113′. Spagna 2019
Salvador Mallo è un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto, che ricorda con nostalgia tutta la sua vita. L’infanzia negli anni ’60, quando la famiglia si trasferì a Paterna, in provincia di Valencia, in cerca di una vita migliore; il primo grande amore a Madrid durante gli anni ’80 e il successivo dolore per la sua perdita; la consolazione nella scoperta della scrittura e l’amore per il cinema e il teatro che lo hanno aiutato a colmare un vuoto esistenziale.
Dopo aver visto “Dolor y Gloria”, il sottoscritto è ancora più curioso di sapere cosa deciderà la prossima settimana la giuria presieduta da Iñárritu. La maggioranza dei colleghi presenti a Cannes, infatti, non ha alcun dubbio: Pedro Almodóvar è tornato agli antichi fasti e non tornerà in Spagna a mani vuote!
Se mi segui da qualche tempo sai bene, caro lettore, come sia un Bastian contrario per natura e vocazione, ma mai come questa volta sono sinceramente meravigliato da questa campagna “pro Pedro”. Probabilmente il 25 maggio ci sarà gloria, per questo film, ma al momento io sento solo il dolor davanti al pensiero di doverlo recensire!
Intendiamoci “Dolor y Gloria” è una pellicola sentita, sincera, appassionata come può essere quella basata su elementi autobiografici. Ma questo basta a renderla esaltante? A mio modesto parere, no.
Almodóvar usa il suo talento e la sua creatività per realizzare una straordinaria seduta pubblica di auto-analisi. Non c’è niente di male, per un artista: anche il sommo poeta Dante Alighieri avvertì l’urgenza di farlo, nel mezzo del cammin di sua vita.
Il regista si racconta davanti alle telecamere, usando come alter ego il personaggio di Salvador Mallo, interpretato da un Antonio Banderas davvero convincente e forse, lui sì, in odor di Palma.
Il film passa in rassegna i momenti decisivi della vita di Mallo, regista di mezza età con gravi problemi fisici da risolvere ed emotivamente provato dai tanti, troppi rimorsi e rimpianti accumulati nel tempo.
Un film stillicamente impeccabile, con una fotografia calda ed elegante, che però ha un ritmo monocorde e uno sviluppo abbastanza prevedibile. Un film dal sapore nostalgico e malinconico, che potrebbe farsi amare da alcuni e lasciare altri quasi del tutto indifferenti – il quasi è d’obbligo, trattandosi di Almodóvar.
Personalmente, a prescindere da come andrà il 25 maggio a Cannes, mi auguro che Don Pedro, in futuro, torni a scrivere storie magiche e nuove, come ci ha abituati nel corso della sua carriera.
Il biglietto da acquistare per “Dolor y Gloria”:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.