di Francy
Una cover che rappresentata una coppia che si bacia appassionatamente, magari davanti a un tramonto sui toni del rosa, non può che incorniciare un romanzo d’amore. Allo stesso modo, l’inquietante immagine di due occhi azzurri che fissano il vuoto deve appartenere a un thriller. La nostra mente è molto veloce a fare questo tipo di associazioni.
Ma cosa accade quando ciò che è rappresentato sulla copertina di un volume non rispecchia il contenuto? O, peggio, quando una grafica mozzafiato si abbina a un romanzo insignificante, senza capo né coda? Queste situazioni fanno sì che il lettore si fidi sempre meno dell’apparenza, almeno quando si parla di lettura. Se nella vita di tutti i giorni dobbiamo conoscere una persona prima di giudicarla, superando le prime impressioni che possono rivelarsi sbagliate, dobbiamo fare lo stesso per ciò che riguarda i nostri preziosi volumi di carta.
In fondo sappiamo che “l’abito non fa il monaco” ed è nostro dovere scoprire cosa si nasconde dietro alla figura di una ragazzina pesantemente truccata, agghindata con un boa di piume rosa shocking e dal volto simile a quelli di una bambola di porcellana, con un’espressività quasi nulla, segnata da uno sguardo vacuo accompagnato da labbra troppo rigide per essere vere, prima di acquistare il romanzo.
Non stiamo parlando della copertina di Lolita dello scrittore russo Vladimir Nabokov, che avrebbe incarnato perfettamente il sentimento ossessivo comunicatoci dalla bambina. È invece il celebre romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dalh che riporta questa immagine nella nuova cover. La casa editrice Penguin avrebbe potuto scegliere tra una miriade di soggetti – una quantità abnorme di cioccolato, qualche strano personaggio o semplicemente un bambino dall’aspetto umile e trasandato a causa della sua povertà – e invece ha scelto questo. Perché? Una scelta apparentemente poco sensata, che ha portato però a un’impennata di popolarità per il romanzo e per l’editore. L’assurda riedizione ha fatto il giro del mondo, non è passata inosservata. Tanti nuovi possibili lettori si sono avvicinati così alla storia, incuriositi da un’immagine che comunica soltanto ciò di cui non tratta il libro.
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Un esempio di quanto le cover altro non siano che un mezzo per attrarre la gente e spingerla a leggere un’opera. Le copertine migliori sono quelle che rispecchiano il contenuto del libro. Ma per nostra sfortuna non mancano quelle che confondono, così un romanzo storico potrebbe sembrare solo una sdolcinata storia adolescenziale, e quelle che promettono tutto e in realtà non racchiudono niente.
Tra titoli fuorvianti impressi in bella vista, colori troppo accesi e disegni talmente assurdi da non poter essere presi sul serio, si dispiega la giungla dell’editoria, da cui nessun lettore può uscire illeso senza essere deluso almeno una volta dal contenuto di un romanzo all’apparenza affascinante.
E voi cosa ci dite, amici lettori? Vi è mai capitato di acquistare un libro attirati dall’immagine di copertina o dal titolo e di venire poi delusi dal contenuto? Siamo curiosi di conoscere le vostre storie.