“Jane Eyre”: 10 frasi iconiche tratte dal capolavoro di Charlotte Brontë

Una vita nel segno della letteratura, segnata da tragiche perdite e pene d'amore

Charlotte Brontë (Thornton, 21 aprile 1816 – Haworth, 31 marzo 1855) è stata una scrittrice britannica dell’età vittoriana, la maggiore delle tre sorelle Brontë.

Figlia di un pastore protestante di origine irlandese, fin da ragazzina si avvicinò all’attività letteraria, scrivendo avventure fantastiche insieme al fratello Branwell e alle sorelle Emily e Anne.

Nel maggio 1846 Charlotte, Emily e Anne pubblicarono una raccolta di poesie rispettivamente sotto gli pseudonimi di Currer, Ellis e Acton Bell: vendettero solo due copie. Malgrado lo scarso interesse suscitato, decisero di continuare nella loro produzione e dettero inizio ai loro primi romanzi, tutti usciti nel 1847: “Jane Eyre“, “Cime tempestose” e “Agnes Grey“.

Jane Eyre” fu un grande successo di pubblico già al momento della prima pubblicazione, spingendo l’editore a rimandare la pubblicazione degli altri due romanzi. Venne considerato innovativo per la sua dissonanza coi cliché narrativi dell’epoca, per il carattere anticonformista della protagonista e per il modo con cui affrontava tematiche classiche come la religione, la sessualità, il femminismo.

Ecco 10 frasi tratte dal capolavoro di Charlotte Brontë. Lasciatevi ispirare e condividete la vostra preferita.

La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tenere conto dei torti altrui.

Nessun lavoro è degradante, quando può migliorarci; più arido e disprezzato è il suolo che il cristiano è chiamato a coltivare, più misera è la ricompensa della sua fatica, e più grande è l’onore.
Ero in camera mia come al solito, proprio io, la Jane di sempre, in apparenza; nessuno mi aveva colpito, né offeso, né ferito. Eppure, dov’era la Jane Eyre di ieri, dov’erano la sua vita, le sue speranze?
Le donne sentono come gli uomini e come loro hanno bisogno di esercitare le loro facoltà, hanno bisogno d’un campo per i loro sforzi. Soffrono esattamente come gli uomini d’essere costrette entro limiti angusti, di condurre un’esistenza troppo monotona e stagnante.
Faccio una netta distinzione tra il peccatore e il suo peccato: posso sinceramente perdonare al primo, mentre aborro il secondo; con questa fede la vendetta non mi opprime il cuore.

La bellezza è negli occhi di chi guarda.

Con la sua aria grave, riflessiva e prudente, lei è fatta per ricevere i segreti altrui.
È vano dire che gli esseri umani dovrebbero accontentarsi della quiete; gli uomini hanno bisogno dell’azione, e se non la trovano, la creano.
Un giorno lei giungerà ad una stretta tra le rocce, dove il flusso della vita s’infrangerà in un vortice tumultuoso e schiumeggiante e allora o lei finirà sbriciolata su quelle cime scabre, oppure, sollevata da un’onda potente, si troverà a fluttuare in acque assai più calme, come è accaduto a me.
Non posso vedere, ma bisogna che senta, altrimenti il mio cuore cesserà di battere, la testa mi scoppierà. Chiunque tu sia, lascia che ti tocchi, o morrò!
Exit mobile version