“Charlie’s Angels”: il mondo ha bisogno di nuovi angeli (?)

Kristen Stewart, Ella Balinska e Naomi Scott nel reboot, terribile, della famosa serie degli anni '70

Un film di Elizabeth Banks. Con Kristen Stewart, Elizabeth Banks, Naomi Scott, Patrick Stewart, Ella Balinska. Azione, 118′. USA 2019

Le Charlie’s Angels lavorano per il misterioso Charles Townsend. Le Charlie’s Angels hanno sempre messo a disposizione le loro abilità di investigazione e di security e ora l’agenzia Townsend si sta espandendo a livello internazionale con le donne più intelligenti, coraggiose e addestrate di tutto il pianeta: varie squadre di ‘Angeli’, guidate ciascuna da un Bosley, si fanno carico dei più difficili lavori in tutto il mondo. Quando un giovane ingegnere vuota il sacco su una pericolosa tecnologia, gli ‘Angeli’ entrano in azione mettendo a rischio le loro vite per la salvezza di tutti.

 

Perché? Perché Elizabeth Banks (la Effie Trinket di Hunger games) ha compiuto tale “sacrilegio cinematografico”? Perché i produttori, gli sceneggiatori e il cast si sono prestati alla realizzazione di questo sciagurato quanto inutile progetto? E io, perché mi sono fatto convincere a vedere il film?

Di un nuovo reboot della celebre serie tv anni ‘70 “Charlie’s Angels”, diciamocelo, non sentivamo il bisogno. Già gli ultimi tentativi in questo senso, nel 2011 e prima nel 2003, avevano fatto capire che riportare in auge il franchise presentava i suoi bei rischi. La Banks ci ha provato comunque, e il risultato è pessimo.

I nuovi angeli hanno il volto dell’americana Kristen Stewart e delle britanniche Ella Balinska e Naomi Scott, ma al di là delle buone intenzioni delle attrici, le loro performance sono insulse, caricaturali e svilenti rispetto all’originale.

Le prime Charlie’s Angels, infatti, incarnavano un femminismo attivo, combattente e non solo di facciata; utilizzavano la loro bellezza e la seduzione come armi per raggiungere uno scopo altro. Nel nuovo film, invece, non c’è alcuna traccia di questa filosofia positiva, e le protagoniste sembrano solo brutti stereotipi.

La sceneggiatura è pasticciata, confusa, inverosimile. I dialoghi scialbi, inutili, spesso senza senso. Il mistero è perché sir Patrick Stewar, Djimon Hounsou e persino Sam Claflin, una volta letto il copione, non abbiano mandato tutti il diavolo invece di imbarcarsi nell’impresa. Non c’è cachet che possa compensare lo scivolone artistico.

 

Il biglietto da acquistare per “Charlie’s Angels” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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