Un film di Giulio Manfredonia. Con Antonio Albanese, Nicola Rignanese, Caterina Shulha, Gianfelice Imparato, Davide Giordano. Commedia, 93′. Italia 2019
Cetto La Qualunque, il politico calabrese corrotto e scorretto, non è sparito, si è ritirato in esilio in Germania e ha abbandonato l’aspirazione politica per dedicarsi ad altro. È diventato, infatti, un imprenditore, ha aperto una catena di successo di ristoranti e pizzerie e si è sistemato anche dal punto di vista personale (con una bellissima moglie tedesca, un figlio e due suoceri neonazisti). L’imprenditore, però, non ha dimenticato la sua patria, l’Italia, e presto si presenta l’occasione giusta per farvi ritorno: la zia che lo ha accudito sin da bambino è grave e vorrebbe che il suo amato nipote tornasse a farle visita prima che sia troppo tardi. L’anziana sul letto di morte ha riservato a Cetto un saluto speciale, è intenzionata a rivelargli quali sono le sue vere origini. La verità sui suoi natali cambierà la sua esistenza per sempre, quella dei suoi cari… e anche il destino di tutti noi.
Dopo l’esordio nel 2010 in “Qualunquemente” e la sua seconda apparizione nel 2012 in “Tutto tutto, niente niente”, Cetto La Qualunque, il personaggio nato dall’estro e dalla comicità di Antonio Albanese, ritorna in “Cetto c’è, senzadubbiamente”.
Abbandonata la politica, Cetto si è ritirato in Germania dove si è risposato e gestisce con successo una catena di ristoranti e pizzerie. Ma la notizia della malattia della zia che lo ha cresciuto lo induce a tornare a Marina di Sopra, dove scoprirà qualcosa di incredibile sulle sue origini…
Uno dei personaggi che meglio ha saputo raccontare negli ultimi anni, con ironia e sarcasmo, e influenzando la satira e persino il linguaggio, la nostra Italia, Cetto La Qualunque continua a funzionare sul grande schermo anche se l’idea di trasformarlo da politico senza scrupoli in principe che vuole riconvertire la Repubblica in monarchia è un po’ troppo slegata dall’attualità.
Molte delle intuizioni narrative e delle scene risultano comunque divertenti e dissacranti, e la prima parte del film, incentrata sulla formazione di Cetto da sovrano, è ben concepita. L’opera si perde, invece, sul finale, sfociando in momenti davvero trash, chiusi dalla canzone “Io sono il re”, featuring Gue Pequeno.
Da “Cetto c’è, senzadubbiamente” non è che ci aspettasse chissà quali picchi aulici, però questa commedia, per quanto divertente, non regala nessuna sorpresa e l’evoluzione degli eventi è davvero prevedibile.