Cartoline dalla Festa del cinema di Roma: un saluto dal gusto amaro

Si chiude la kermesse romana con la vittoria di "Estate 85" e in Italia si chiudono cinema e teatri

Il pubblico si è espresso: è “Estate 85” (Été 85) di François Ozon il miglior film. Si chiude con questo verdetto – che non tutti i critici e i giornalisti hanno dimostrato di condividere – la Festa del cinema d Roma 2020, una Festa all’insegna della responsabilità e del rispetto delle regole.

La kermesse romana si è inserita nel solco tracciato dalla Mostra del cinema di Venezia, un vero successo sanitario, numeri alla mano. Tra prenotazioni online, incontri digitali, distanziamento e mascherine questi dieci giorni sembravano dimostrare che è ancora possibile, in tempo di pandemia, godersi in sicurezza un buon film e la magia del cinema.

Sensazione confermata dai dati generali resi disponibili dall’Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo): dal 15 giugno al 16 ottobre, su un totale di 2.782 spettacoli e 347.262 spettatori, c’è stato 1 solo caso di contagio.

Eppure non è bastato. Il nuovo dpcm, in vigore da oggi, chiude nuovamente sale cinematografiche e teatri – oltre a palestre, piscine, centri benessere. E per gli addetti ai lavori – non solo esercenti, produttori, artisti ma anche per chi, come noi, di cinema ama semplicemente parlare – è impossibile non provare una grande amarezza.

Amarezza confermata dalle parole delle nostre inviate, Federica Rizzo e Sofia Peroni, che salutano i lettori e la Festa del cinema con le loro riflessioni dal campo.

“Sono stati dieci giorni intensi di cinema – racconta Federica. – Ho respirato nuovamente il profumo della sala, vissuto quel momento magico in cui le luci in platea si spengono e si accendono quelle dello schermo. Tutte le regole sono state rispettate e la prenotazione online, passato il primo momento di difficoltà per un sistema che andava rodato, si è rivelata un’ottima scelta che spero, a prescindere da ciò che accadrà, venga riutilizzata. Avevo bisogno di questa botta di vita e ne aveva bisogno il cinema, che provava a riprendersi dopo lo stop dei mesi scorsi”.

“Alla luce del nuovo dpcm mi prende però un senso di tristezza e anche di negatività, e mi pongo la stessa domanda che mi ha posto mia madre e a cui non ho saputo dare risposta: Avete fatto la festa del cinema per promuovere film in uscita e i cinema chiudono, che senso ha? Eh… che senso ha? Il senso non lo trovo. Le sale sono oggettivamente luoghi sicurissimi, controllati, che rappresentano la cultura non solo lo svago. Era davvero necessario chiuderle? Penso di no. Un pensiero va agli esercenti, agli operatori, ai lavoratori dello spettacolo, alle case di distribuzione: in qualche modo ce la faremo, ne sono certa. Il cinema è, e come tale non morirà mai”.

Anche le parole di Sofia Peroni hanno un retrogusto amaro. C’è però il desiderio di parlare di cinema, di quello che la Festa ha saputo regalare al pubblico pur in una versione nuova e “frenata”.

“25 Ottobre 2020, giorno di chiusura della Festa (e) del Cinema. Dopo dieci lunghi giorni che hanno visto risvegli assonnati ma emozionati per gli appuntamenti davanti al grande schermo dell’auditorium, tutto si ferma. Ancora. Il nuovo decreto non fa sconti a nessuno. Ma io voglio concentrarmi sulla Festa, perché mai come quest’anno si è meritata questo nome. Nonostante molti inciampi, scrupolosa attenzione alle norme sanitarie, cancellazioni di ospiti, di eventi, questa 15° edizione è stata speciale. Sui generis per forza di cosa, ma speciale, perché ci ha restituito la prospettiva giusta che un festival dovrebbe avere: celebrare il Cinema”.

“Si è data massima importanza ai film, alle storie, al lavoro sul campo e a tutti gli invisibili del settore. Si è celebrata una vera festa e, anche se eravamo pochi invitati, abbiamo sentito forte l’attenzione di tutti i colleghi, il sostegno, l’incoraggiamento. L’importante non era tanto esserci ma che la festa ci fosse. Il Cinema non si è fermato. Dall’animazione di “Soul” ai film indipendenti e alle opere prime, fino ai grandi nomi – “Ammonite”, “Kajilionaire”, “The Courier” – tutto ha concorso a delineare una nuova immagine di festival. Il clima era comunque festoso ma sicuro, metafora della sala cinematografia, da sempre luogo di rifugio e di forti emozioni. Alla luce delle nuove misure nazionali è bene ricordarlo: viva la Festa e viva il cinema!”.

Ci lasciamo con queste parole di speranza. Nel nostro piccolo continueremo a parlare di cinema, sperando che, dopo novembre, le cose possano tornare alla “normalità”. Ma se rispettare le regole e non generare, di fatto, nuovi contagi non è bastato, ci chiediamo cosa possano fare di più sale cinematografiche e teatri per dimostrare a chi di dovere che non sono loro il problema.

 

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