“Brigsby bear”: come nasce il culto per una serie tv?

Dave McCary affronta con leggerezza un tema delicato come il rapimento di minori e il ritorno alla vita

Un film di Dave McCary. Con Claire Danes, Mark Hamill, Andy Samberg, Greg Kinnear, Jane Adams, Michaela Watkins. Commedia, 95’. USA, 2017

Il trentenne James è un fan di “Brigsby Bear”, una serie Tv su un Teddy Ruxpin gigante che salva il mondo dal Divoratore di Soli. Peccato che sia anche l’unico spettatore della serie, creata apposta per lui da una coppia di squilibrati che lo ha rapito in tenera età, separandolo dal mondo reale. Quando l’FBI interviene e libera James, questi dovrà riconciliarsi con il mondo.

 

Qual è l’incubo peggiore di un bambino? Perdere tragicamente uno tra mamma e papà o addirittura entrambi, sareste pronti a rispondere. E quello di una coppia di neo-genitori, invece? Che il figlioletta appena nato avesse dei problemi di salute, oppure che venisse rapito.

Purtroppo la cronaca ci riporta spesso casi di bambini strappati all’amore dei genitori e mai più ritrovati, e questo timore genitoriale è quindi tutt’altro che infondato.

Ma quale mostro può compiere un’azione tanto crudele? Due anni fa, alla Festa del cinema di Roma, pubblico e critica furono in egual misura conquistati e scossi dal film “Room” di Lenny Abrahamson, con Brie Larson, che affrontava proprio questa tematica con i toni del dramma.

Brigsby Bear” di Dave McCary, invece, presentato ad Alice nella città, rielabora il tema in chiave scanzonata e leggera, anche se sempre rispettosa, rendendolo adatto anche a un pubblico giovane.

Il protagonista James ha scoperto che nulla della sua vita era reale, a cominciare dalla sua amata serie tv “Brigsby Bear”, creata a tavolino dai suoi genitori, una coppia di squilibrati che lo ha rapito in tenera età e manipolato da allora. Liberato dalle forze dell’ordine, James si ritrova paradossalmente prigioniero della sua improvvisa libertà, soffocato e non compreso dalla sua vera famiglia desiderosa di recuperare il tempo e l’amore perduto.

Il film è anche un attacco sottile quanto spietato alla figura dello psicoterapeuta – in questo caso interpretata dalla credibile e naturale Claire Danes -, che invece di comprendere le esigenze della vittima, tende a vedere solamente la trama da risolvere, applicando un rigido e miope protocollo medico.

Mark Hamil in una scena del film “Brigsby Bear” (2017)

Kyle Mooney è una piacevole scoperta, come sceneggiatore e come interprete. È stato capace di dare corpo e anima a un personaggio buffo, tenero, malinconico ma allo stesso tempo dotato di grande forza interiore e determinazione.

In un cast che comprende giovani promesse e interpreti di talento già affermati, non si può non menzionare la convincente ma inquietante performance di Mark Hamil nell’inedito ruolo di rapitore. Hamil apre e chiude di fatto il film, regalando emozioni e brividi allo spettatore sorpreso e colpito.

Dave McCary firma un’opera prima di assoluto livello che non eccede mai nello stile e nei toni, trasformando una storia drammatica in una via di mezzo tra una fiaba e una commedia familiare, e mantenendo sempre costanti ritmo e pathos.

“Brigsby Bear” insegna che è possibile superare anche il peggiore dei traumi. Se lo si prende di petto e lo si affronta con creatività e ironia.

 

Il biglietto da acquistare per “Brigsby Bear” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto
(con riserva). Sempre. 

 

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