di Concetta Piro
Un film di Francesco Mandelli. Con Francesca Giordano, Yan Schevchenko, Euridice Axen, Gioele Dix, Giordano De Plano. Commedia, 90′. Italia 2018
Candida è una quindicenne di Terrasini, comune del palermitano, che vive insieme al padre Salvo, salumiere, da quando sua madre è venuta a mancare. Quando Salvo perde il lavoro perché la salumeria è stata assorbita da un centro commerciale che non intende assumere cinquantenni, padre e figlia partono alla volta di Torino, dove uno zio di Candida, Vito, fornisce loro un incarico presso una pizzeria e un alloggio nel magazzino del ristorante. Candida deve confrontarsi con il dispiacere di avere lasciato il suo paese natale dove riposa la madre, e deve integrarsi nella scuola torinese dove ad aspettarla c’è un trio di bulli pronti a prenderla di mira.
L‘esordio alla regia di Francesco Mandelli, “Bene ma non benissimo”, presentato a suo tempo nella sezione Panorama Italia di Alice nella città, è una commedia colorita che rispetta i canoni dei cosiddetti “film all’italiana” degli ultimi anni.
Il film cavalca l’onda, talvolta in modo piuttosto esagerato, di alcuni recenti tormentoni musicali (il titolo rimanda all’omonima brano di Shade) ma affronta anche tematiche delicate come il bullismo, cosa che contribuisce a renderlo piuttosto contemporaneo.
Il lampo di genio della sceneggiatura – firmata da Fabio Troiano, Vincenzo Terracciano e Laura Sabatino – sta nell’affrontare l’argomento attraverso due punti di vista diversi, quello degli adolescenti Candida, trasferitasi a Torino dalla Sicilia con il padre, e Jacopo, proveniente da una ricchissima famiglia piemontese. Questo permette di non banalizzare il tema, ma anzi, valorizzarlo.
In “Bene ma non benissimo” brilla soprattutto la stella di Candida (Francesca Giordano), una protagonista insolita sia per aspetto fisico – il padre la definisce “diversamente magra”, i bulli “cicciona” – sia per carattere. Candida un’adolescente che non si piange addosso e che si sforza di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Il suo modo di reagire alle provocazioni è spiazzante, il suo altruismo commovente.
Per il resto la pellicola si lascia guardare senza graffiare più di tanto. Alcune inquadrature riescono a catturare l’attenzione, ma finisce tutto lì.