BANALE. DEPRIMENTE. SCONTATO.
Ci sto provando con tutta me stessa, giuro, ci sto provando da quando ho letto l’ultima riga della storia, ma a capire cosa un lettore medio – leggasi persona con una vita mediamente normale, single o accasato che sia – possa trovarci di interessante, per non dire divertente, in “L’amore è eterno finché non risponde” di Ester Viola proprio non ci riesco.
Di chick lit banali nella trama e scontati nelle dinamiche ma almeno brillanti ed esilaranti quanto a stile oppure personaggi oppure ambientazione ne sono piene le librerie, e se anche il genere non vi attira particolarmente, nel leggere quei libri – dai primi “I love shopping” a Bridget Jones – qualcosa di positivo potrebbe comunque rimanervi, fossero solo un paio di ore di svago. Ma qui…
“L’amore è eterno finché non risponde” è un libro scontato, banalissimo, che prova a essere pungente e persino satirico – me lo auguro, almeno, perché se l’autrice aveva in mente qualcosa di diverso dal prendere di mira le storture affettive della nostra società, le vite mediamente vuote dei 30/40enni di oggi alle prese con assortiti problemi di cuore degni di un 16enne di qualche decennio fa e il loro essere infantili e sciocchi fino allo sfinimento davvero c’è stato qualche problema di comunicazione – ma finisce solo per mettere addosso a chi legge una profonda tristezza.
La protagonista Olivia è tremenda – davvero, sto provando anche in questo caso a trovare altre parole per descriverla, aggettivi meno scontati, più ricchi di significato, ma non me ne viene in mente neppure uno. Ha passato i 30, ha concluso da mesi una storia e si comporta peggio di una liceale.
Voglio vederli, adesso, quelli che hanno preso di mira per anni i personaggi di Federico Moccia, additandoli come i peggiori esempi di femminilità nella narrativa, come se la caveranno. Perché Babi & co. saranno anche state leggere, svampite, insignificanti, ma almeno avevano dalla loro il fatto di essere giovani. Olivia, di preciso, quali scusanti ha per il suo comportamento, per il suo modo di pensare, di vivere e tutto il resto?
Una donna che è una via di mezzo tra uno zerbino, una calcolatrice, una stronza, una sprovveduta; che cambia modo di comportarsi e personalità a seconda del maschio di turno. Una donna schiava dei social network e delle chat, che non fa mezzo passo senza controllare aggiornamenti di profili e foto di Instagram. Una donna regredita ad adolescente, dai.
Va un po’ meglio con gli altri personaggi di questa storia – che è più che altro il resoconto di alcuni mesi di lavoro e interazioni di una persona “normale” nella Napoli di oggi –, che quanto meno mostrano barlumi di lucidità e di maturità, anche se poi le loro scelte in fatto di relazioni sono discutibili quanto quelle di Olivia. Ma dal momento che la vicenda è narrata in prima persona dalla protagonista la loro presenza non basta a salvare la baracca.
Forse potrete accusarmi di essere un po’ troppo dura e severa con l’esordio dell’avvocato Ester Viola – si tratta pur sempre di un’opera di finzione, mica di un reportage – eppure non riesco a frenare lo sconcerto, la delusione, anche. Davvero questo è il mondo dei 30enni di oggi? Davvero questo è il modo con cui vivono le relazioni? Altro che leggerezza e allegria, ragazzi, tristezza e afflizione per tutti.
Uno pensa che l’adolescenza sia IL periodo difficile e problematico, sentimentalmente parlando, quello dove le storie vanno a rotoli per un nonnulla, ci si illude di aver trovato una stabilità per poi scoprire che la cosa era unilaterale, si fanno i conti con delusioni, passi falsi ed esperienze negative.
Uno pensa questo, dico, e affronta tutto con la certezza che il futuro, la “maturità”, almeno, saranno migliori per poi scoprire che il peggio deve ancora arrivare? Che a 40 anni si è immaturi come se non peggio che a 18, che impegnarsi fa paura sempre e comunque e anche una volta che uno si impegna non è detto che sia per sempre?
No ma dico, scherziamo? Ok che i divorzi sono all’ordine del giorno, che il lieto fine delle fiabe è soltanto questo, una fiaba appunto, però così è troppo. Se tutti si lasciano, tutti tradiscono, tutti feriscono gli altri, me lo sapete spiegare con quale spirito e quali prospettive uno si dovrebbe impegnare in una relazione? Ma molto meglio stare soli per partito preso!
Un libro che mette tristezza, con una protagonista che mette tanta tristezza. Un finale che mette ancora più tristezza, e che personalmente non ho neppure capito fino in fondo – ho avuto l’impressione che sia stato inserito più per colpire e far rimanere ancora peggio chi legge piuttosto che per una reale necessità narrativa. Quanto meno fa riflettere… su come speriamo di non diventare mai, a 30/40 anni.
SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE