Un film di Brenda Chapman. Con Angelina Jolie, David Oyelowo, Gugu Mbatha-Raw, Clarke Peters, Derek Jacobi. Drammatico, fantasy, 94′. USA 2020
Prima che Peter diventasse Pan e Alice visitasse il Paese delle Meraviglie, i due erano fratelli che vivevano in un’idilliaca casa di campagna con i genitori e il fratello maggiore, David. In questo luogo magico sono liberi di giocare e scatenare l’immaginazione nella foresta dietro casa. Tuttavia il cambiamento è nell’aria: zia Eleanor, molto critica rispetto all’educazione dei bambini, riesce a far iscrivere David a un prestigioso collegio. La famiglia, triste per l’imminente partenza del ragazzo, si trova ad affrontare un’incidente che stravolge le vite di tutti. Con la famiglia sgretolata sia dal punto di vista emotivo sia finanziario, Alice e Peter decidono di cercare una soluzione.
Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi… e i capolavori della letteratura, mi sento di aggiungere dopo aver visto “Alice e Peter” di Brenda Chapman, disponibile dal 22 aprile su Prime Video.
La creatività è la dote che non può mancare a un bravo sceneggiatore, così come il coraggio di osare distingue un regista visionario da uno normale. Coraggio e creatività, quindi, sono il binomio per realizzare un film di successo, ma il rischio di passare dall’azzardo positivo all’esagerazione è sempre dietro l’angolo…
È precisamente quanto succede al film “Alice e Peter”. La sceneggiatrice Marissa Kate Goodhill ha “saccheggiato”, narrativamente parlando, due classici della letteratura del calibro di “Peter Pan” di J.M. Barrie e “Alice nel Paese delle meraviglie” di Lewis Carroll, per costruire una storia dove i due celebri personaggi, in origine, erano fratelli.
Nell’Inghilterra dell’Ottocento si sviluppa la vicenda, che cerca di mescolare, con scarso successo, dramma e fantasy. I dubbi in merito ad “Alice e Peter” sono tanti. Primo tra tutti: a chi è rivolto questo film? È indirizzato ai più giovani, per far loro scoprire due grandi classici, oppure agli adulti? Dove vuole andare a parare? Qual è il suo “punto di arrivo” artistico e creativo?
Partendo da una sceneggiatura che non ha ben chiaro cosa vuole essere, Brenda Chapman non poteva fare miracoli. Il suo film è dispersivo, confuso, fatica ad arrivare emozionalmente al pubblico.
L’idea che Peter Pan e Alice siano diventati ciò che sono in seguito a una tragedia e alla conseguente implosione della loro famiglia appare discutibile quanto indigesta. Questo passaggio esistenziale – l’immaginazione che conforta e offre un “porto sicuro”, quando gli adulti non lo fanno -, poi, è reso in modo fragile sia dal punto di vista registico che recitativo.
“Alice e Peter” è azzardato e inadeguato nel rinverdire i fasti letterari dei due classici inserendo i personaggi in un contesto sociale e culturale più attuale. Se poi l’obiettivo era riscrivere “le origini” di Peter Pan ed Alice, pensando così di avvicinarli ai giovani, il risultato è ancora più desolante.
Davanti a questo fallimento autoriale e concettuale, che riduce la storia a uno stucchevole melodramma, poco possono la ricchezza delle scenografie e dei costumi. E alla fine, tutto quello che si vuole è rileggere se mai, i due libri di riferimento, così da cancellare l’amaro gusto di un film da dimenticare.