Ispirato alla biografia “Verso l’infinito” (Travelling to Infinity: My Life With Stephen), scritta da Jane Hawking, ex-moglie del fisico, pubblicata in Italia da Edizioni Piemme.
Uno scienziato ha una vita privata? Può essere interessante per una donna? Sarà capace di costruirsi una famiglia? La persona comune, pensando agli uomini di scienza che nel corso dei secoli hanno segnato e cambiato la storia del mondo, difficilmente avrà in mente un aneddoto o un ricordo dell’uomo in quanto tale, ma avrà ben chiare, invece, le sue scoperte.
Siamo abituati agli eroi che, dopo aver portato a termine una qualche missione impossibile, escono di scena, indicativamente al tramonto, insieme a una bella donna, facendo così sognare il pubblico. Molto più difficile è immaginare nel ruolo di James Bond uno scienziato, figurarselo intento a vivere una grande storia d’amore. Ebbene questo luogo comune viene smentito dalla “Teoria del tutto”, ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che “Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna” non è soltanto un modo di dire.
Alzi la mano chi conosce Stephen Hawking e sa con esattezza che cosa sia un cosmologo. Silenzio? Sguardi smarriti? Tranquilli, siete in buona compagnia. A me il nome Hawking non era completamente estraneo, ma fino a ieri mi limitavo ad associarlo al termine buco nero e alla figura di un uomo anziano costretto su una sedia a rotelle.
Se digitate su Google, scoprirete che Hawking è un brillante scienziato che ha dato nel corso degli anni un notevole contributo allo studio dell’universo e della sua origine. Sarebbe però riduttivo racchiudere la vita di un uomo a cui a 21 anni venne diagnosticata la sindrome dei motoneuroni (che teoricamente avrebbe dovuto portarlo alla morte nel giro di 24 mesi) in poche righe. La sua è una storia di coraggio e volontà, e se vogliamo di eroismo.
Nel dramma inizia la bella e toccante storia d’amore tra il giovane Hawking (Redmayne), dottorando in fisica in pectore, e la dolce e sensibile studentessa di lingua spagnola Jane (Jones). Due giovani menti brillanti si innamorano e progettano una vita in comune, se non fosse per l’arrivo della mortale diagnosi che spaventerebbe e allontanerebbe qualsiasi donna.
Ma non Jane. La giovane si dimostra estremamente forte, a dispetto del suo candore e della dolcezza. È pronta a sposare Hawking e a sostenerlo nei suoi studi nonostante tutto. Jane, per certi versi, si annulla per suo marito, diventando moglie, madre, badante e soprattutto pilastro della famiglia.
Jane e Stephen sono una coppia vera: litigano, si amano e si confrontano su argomenti come la fede di lei e l’ateismo atipico e intellettuale di lui. Nel 1985 Hawking è costretto a subire, a causa di una polmonite, un difficile intervento, voluto dalla moglie contro il parere dei medici, che lo priverà della voce costringendolo, dopo l’iniziale sconforto, a utilizzare un computer per comunicare con il mondo.
La storia d’amore di Jane e Stephen supera difficoltà e avversità nel corso del tempo. Se si conclude è per colpa della quotidianità, dura e implacabile, che porta poi i due protagonisti a cercare nuovi compagni di vita.
Scrivere una sceneggiatura partendo da una storia è sempre complesso, si deve evitare di imboccare la strada della celebrazione fine a stessa ma anche della mera cronaca, che annoia chi guarda. In questo caso ciò che viene privilegiato è la sfera intima dei personaggi e la dinamica della coppia, dando così spessore alla storia, ed evitando di calcare troppo la mano sulla figura del’Hawking uomo pubblico e scienziato brillante costretto sulla sedia rotella.
L’equilibrio narrativo è quasi riuscito, anche se non mancano momenti di lentezza e di stasi. È complicato parlare alle persone comuni di origine dell’universo e buchi neri in termini tecnici, senza rischiare di farle cadere addormentate. Quando il testo vira sullo scientifico la storia sbanda, si appanna e lo spettatore rischia di perdersi. Ciò che piace è il modo in cui l’autore descrive le personalità dei due protagonisti, conferendo loro colore, peso e intensità. I dialoghi sono ben costruiti, forti e diretti, anche grazie alle magistrali interpretazioni.
La regia è pulita, semplice, molto televisiva e comunque interessante e talentuosa per come riesce a far rendere al massimo il cast. Il ritmo, come ho detto, non è sempre costante e specie nella seconda parte della pellicola il pathos narrativo si appanna e si arriva al finale con un po’ di fatica.
Il film, se nel complesso risulta comunque godibile e capace di regalare emozioni, deve molto alle magistrali interpretazioni dei giovani Eddie Redmayne (premiato pochi giorni fa con Il Golden Globe come migliore attore protagonista) e Felicity Jones. Non conoscevo questa coppia prima di ieri, ma mi hanno davvero stupito per talento, forza interpretativa e credibilità. Entrambi hanno alle spalle una formazione teatrale ed è sorprendete il modo con cui hanno saputo portare questo bagaglio di esperienze nel film, arricchendolo di spunti ed emotività. Se Redmayne stupisce e commuove soprattutto nella seconda parte – quando, senza più l’ausilio della voce, ha a disposizione solo gli occhi per comunicare -, la Jones dimostra carattere e personalità nel portare sulla scena una donna come Jane che sceglie l’amore nonostante il resto del mondo le consigli altrimenti.
Hawking rimarrà nei libri di storia e soprattutto nelle riviste scientifiche come l’uomo che ha dato nuovo impulso e nuovi contributi allo studio delle grandi domande che da sempre interessano l’uomo – come è iniziato tutto? Per dirne una – ma dopo aver visto questo film i non addetti ai lavori, le persone che di scienza sanno poco o niente, potranno affermare con discreta certezza che l’amore rimane il vero motore della nostra vita, come dimostra la storia di Stephen e Jane.
Il biglietto d’acquistare per “La Teoria del tutto” è: 1)Neanche regalato 2)Omaggio 3)Di pomeriggio 4)Ridotto 5)Sempre