di Federica Rizzo
Un film di Claudio Amendola. Con Luca Argentero, Claudio Amendola, Giacomo Ferrara, Valentina Bellè, Antonino Iuorio. Noir, 91′. 2017
A Luigi (Amendola), Donato (Argentero), Angelo (Ferrara) e Rossana (Bellè) sono state concesse 48 ore di permesso fuori dal carcere di Civitavecchia. I quattro non si conoscono, sono in carcere da tempo e per motivi diversi.
Adesso che sono fuori, per due giorni di una illusoria libertà prima di tornare in cella per finire di saldare il loro debito con la giustizia, devono decidere in che modo spendere il poco tempo che è stato loro concesso. E fare i conti con il mondo che è andato avanti mentre loro non c’erano, e con se stessi, con quello che erano prima di essere arrestati e con quello che sono diventati.
Claudio Amendola, alla sua opera seconda, dirige con discreto ritmo, puntando su una messinscena spesso essenziale e sull’efficace sceneggiatura scritta insieme a Roberto Iannone e Giancarlo De Cataldo (autore di “Suburra” e “Romanzo criminale”), un film di genere con una struttura a incastro molto equilibrata nell’alternanza fra le quattro storie che racconta.
Quattro storie che danno vita a un ritratto fedele e non forzato della criminalità romana, che non sempre nasce dal basso. I protagonisti sono infatti molto diversi uno dall’altro: Angelo è un orfano, Rossana una ragazza della Roma bene. Ma c’è anche chi avrebbe una bella famiglia ma non può vederla sbocciare, e un ex lottatore come Donato, figlio del crimine e costretto a sporcarsi nuovamente le mani.
Ritratti di vite possibili, archetipi reali di persone sconvolte dalla detenzione che non hanno però perso la voglia di rimettersi in gioco.
I segmenti che vedono protagonista Luca Argentero – l’uomo alla ricerca disperata della moglie costretta a prostituirsi mentre lui era detenuto – e Giacomo Ferrara, portatore sano di un’ingenuità coatta, sono perfettamente inguainati in una dimensione di genere che segue regole ferree senza eccessive forzature.
Interessante, inoltre, l’interpretazione di Valentina Bellè che riesce a dare potenza e spessore a un personaggio che sulla carta poteva risultare semplicemente superficiale.
Grazie a un cast poliedrico e di talento, e a un andamento stringato ed essenziale, “Il permesso – 48 ore fuori”, forte delle tematiche del perdono, riesce a parlare, oltre che di violenza, di redenzione e d’amore.