“Ad Astra”: un film di fantascienza meditativo e molto cerebrale

Brad Pitt raffinato e sobrio nel ruolo dell'astronauta Roy McBride, impegnato a salvare la Terra

Un film di James Gray. Con Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, John Ortiz, Liv Tyler, Donald Sutherland. Fantascienza, 124′. USA, Brasile 2019

Da qualche parte nello spazio profondo, un campo elettrico scarica la sua forza alla velocità della luce e minaccia la sopravvivenza della Terra. L’origine viene presto identificata e il Maggiore Roy McBride incaricato della missione che dovrebbe liquidare il problema. Ma le cose non sono così semplici perché Roy, soldato decorato oltre i confini della Terra, è il figlio di Clifford McBride, pioniere dello spazio partito ventinove anni prima per cercare segni di vita su Nettuno. Arenata tra i suoi satelliti, la nave del padre è la causa delle scariche elettriche che colpiscono la Terra. Astronauta performante e figlio devoto, Roy è il cavallo di Troia per stanare Clifford. Un cavallo indomabile che cerca risposte all’abbandono e una via altra per tornare finalmente a casa.

 

Ambientato in un futuro prossimo che i titoli di apertura definiscono “un tempo di speranza e conflitto”, “Ad Astra” di James Gray, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, segue la storia dell’astronauta Roy McBride (Pitt), che si sente più a suo agio nello spazio che sulla Terra con la moglie e gli altri esseri umani.

Introspettivo e suggestivo, il film propone sicuramente una delle performance più raffinate e sobrie di Brad Pitt. McBride è un personaggio molto particolare, distaccato e imperscrutabile. Costantemente sottoposto a test psicologici che sembrano progettati per sradicare ogni traccia di emozione, è famoso per il fatto che il suo battito cardiaco non supera mai gli 80 al minuto.

Opera scifi molto meditativa e cerebrale, “Ad Astra” torna sull’idea da sempre cara al cinema di Gray: non importa ciò che facciamo, dal passato non si può scappare. Anche questa volta è una questione di padri e figli, che si dispiega in una spedizione esplorativa in assenza di gravità. Avventura, desiderio, ossessione: il tutto giocato in un buio perfetto che si accende di lampi di rosso e di giallo.

Interessante la ricostruzione del possibile avamposto umano sulla Luna. Immaginato come un aeroporto o una città moderna, è andato in rovina e si è trasformata in una trappola per turisti. I visitatori qui possono fare selfie e acquistare merce a basso costo.

Al di là della fantascienza, la voce fuori campo del protagonista spinge il pubblico a interrogarsi sulle grandi questioni che da sempre attanagliano l’uomo: come restare fedeli a se stessi senza tradire i propri genitori e le proprie origini? E quello che cerchiamo è davvero lontano da noi, o più semplicemente, non visto, sotto il nostro naso?

James Gray risponde a modo suo, infondendo in ogni sequenza di “Ad Astra” un forte sentimento nostalgico. Un film che fa volare nello spazio profondo e parla di pianeti lontani, ma in fondo torna sempre a guardare alla Terra.

 

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