Il secondo romanzo della trilogia di Grouse County di Tom Drury, “A caccia nei sogni”, edito da NN Editore, probabilmente non ha la stessa capacità di emozionare attraverso il racconto della vita di una normale cittadina del Midwest americano che aveva il primo, “La fine dei vandalismi”. Ma ciò nonostante è un romanzo riuscito, piacevole da leggere, mai banale.
Certo la scelta di concentrare la narrazione in un solo weekend era rischiosa, quella di circoscrivere il numero dei personaggi – e dei punti di vista – a quelli della sola famiglia di Tiny Darling pure. Ma Drury si conferma uno scrittore abilissimo a giocare con le parole, con la mente e con le emozioni dei suoi personaggi.
Ma il bello, come di consueto nelle opere di Drury e in generale in quelle “americane” pubblicate da NN Editore è quella patina di antichità, come se la storia che stiamo leggendo fosse avvenuta quaranta o cinquant’anni fa, oppure in un periodo storico fermo nel tempo, dove niente cambia e niente si evolve più di tanto.
Nei libri di Drury ci si aspetta sempre di veder spuntare un drive-in con le coppie ferme in auto a guardare un film sul maxi schermo all’aperto, oppure un cowboy che pascola una mandria di bovini. In realtà, leggendo tra le righe, si capisce che l’ambientazione è molto più contemporanea.
Eppure questa patina da “vecchio west”, dal sapore quasi mitologico, è parte dal fascino di questi libri, almeno secondo me. Storie senza tempo, apologie della vita normale che però, se ben raccontata, come sa fare Tom Drury, può risultare più avvincente di qualsiasi trama immaginaria.