“A beautiful day”: Joaquin Phoenix e Lynne Ramsay a Roma

Dopo il successo a Cannes 2017, il film arriva nelle sale e regista e protagonista lo presentano

Vincitore del premio per la miglior sceneggiatura e Palma d’oro per la migliore interpretazione a Joaquin Phoenix al Festival del cinema di Cannes 2017, tratto da un romanzo breve di Jonathan Ames, arriva nelle nostre sale “A beautiful day” (qui la recensione).

La pellicola racconta la storia e la vita di Joe, ex marine e agente dell’FBI diventato killer, che si prende cura della madre anziana nella casa in cui ha sempre abitato e salva, a pagamento e ricorrendo alla violenza, ragazze minorenni avviate sulla strada della prostituzione.

L’attore protagonista e la regista scozzese Lynne Ramsay sono a Roma per presentare il film, e noi abbiamo potuto incontrarli nella splendida cornice dell’Hotel De Rousse a Roma.

 

Phoenix inizia con i ringraziamenti di rito, prima di passare a parlare del suo controverso personaggio.

“È iniziato tutto con la sceneggiatura e parlando con Lynn in una conversazione infinita che a volte sembrava come un labirinto che non porta da nessuna parte, ma a volte creava una scintilla che portava a un’ispirazione e a un’idea. È stato un processo molto lungo. Ad esempio ho letto molte cose sullo sviluppo del cervello nei bambini e di come la loro capacità di ragionamento possa essere influenzata dalla violenza fisica. Joe, per certe cose, non ragiona, procede in maniera istintiva senza prendere delle vere decisioni.”

“Il mio punto di partenza – ha spiegato invece la Ramsay – è stato il libro [di Ames, ndr], anche se ho cambiato molte cose, il rapporto di Joe con la madre ad esempio, e altre ne ho ampliate o inserite, come la scena del lago. Il libro è stato più che altro una fonte di ispirazione ma la sceneggiatura si è evoluta anche con l’apporto del direttore della fotografia, dello scenografo e ovviamente di Joaquin che è intervenuto fin dall’inizio, partecipando e preparandosi fisicamente, in uno scambio continuo che ha portato a un’evoluzione costante della sceneggiatura.”

L’opera riesce ad approfondire la bellezza, le contraddizioni e l’aspetto psicologico dei personaggi. Film d’azione o dramma psicologico?

“Questo è un film d’azione che diventa uno studio su un personaggio anche a costo di abbandonare il genere. Volevamo mostrare entrambi i lati di questo personaggio: non solo la parte cattiva ma anche quella buona di un uomo alla ricerca continua della pace della mente che si va a ficcare in situazioni pericolose.”

“A beautiful day” è una piccola produzione, ma colpisce per lo spessore psicologico dei caratteri e anche per le musiche di Johnny Greenwood. È nata prima la sceneggiatura o la colonna sonora?

“Ho scritto la sceneggiatura a Santorini, in Grecia, dove non ci sono auto. L’ho scritta nel silenzio quasi totale. Nelle mie sceneggiature mi piace dare indicazioni anche sui suoni, sulla musica, basandomi su quello che sento. Poi a New York ho sentito parte della colonna sonora e mi sono detta che sembrava quasi il suono dell’inferno. Nel film la musica diventa quasi un personaggio, fa sembrare che ci si debba aspettare qualcosa e poi ti porta da un’altra parte. Il budget era limitato ed è stato fatto tutto in economia: io davo a Johnny 5/10 minuti di girato e lui componeva qualcosa, oppure lui mi mandava dei file audio e poi tagliavamo e montavamo.”

Come si è trovato Joaquin Phoenix a lavorare con una produzione così piccola?

“Non scelgo mai un progetto basandomi sulle dimensioni della produzione. Non dico mai di no a priori. Se in futuro Lynne facesse un film da 300 milioni di dollari sarei curioso di partecipare. In questo caso avevamo poco tempo per dare tutto, ogni inquadratura doveva essere diversa. Ringrazio Lynne perché le ho dato 70 ore di merda totale, che lei poi ha passato al setaccio per tirare fuori qualcosa di buono.”

La regista, sorridendo, ribatte e lo contraddice: “Le ore di girato di Joaquin erano tutte talmente buone che è stato difficile scegliere le migliori.”

 

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