Mentre il capitano Irving si trova davanti a una scelta estrema, Ichabod e Abbie si mettono sulle tracce della mappa per il passaggio al Purgatorio. Il viaggio, in compagnia del Mangiapeccati, li porterà fino alla vera tomba – e alla vera storia – del generale Washington.
Ci eravamo lasciato con il dubbio circa la veridicità della storia narrata – possibile che nessuno si accorga di tutto quello che sta succedendo in città? -, e questa puntata risponde nel modo migliore ai nostri dubbi. Dopo la morte di un agente e del reverendo nel “nascondiglio segreto” di Irving, viene aperta un’indagine sul caso. Nonostante i suoi deficit fisici, la piccola Macey è la prima dei sospettati. Per salvare la figlia, non potendo tuttavia rivelare come sono davvero andate le cose, il capitano Irving decide di sacrificarsi. Quello che si dice il gesto più altruistico che un padre possa fare. Confesso che questa story line parallela alla vicenda principale mi attira molto. Spero proprio che il poliziotto non venga fatto fuori dalla trama, sarebbe un vero peccato. E non solo per le potenzialità che ha il suo rapporto con Jenny Mills, ma anche per il suo passato e per quello che potrebbe dare come personaggio.
Al posto del vero e proprio horror, con questa puntata ci siamo spinti più verso il versante mistery/sovrannaturale. Avevamo proprio bisogno di venire a sapere della “seconda vita” e seconda morte di George Washington? Il primo presidente che torna come una specie di zombie è un po’ sconcertante… ma nello spirito della serie, che unisce passato storico e presente, disseminando di fatti inspiegabili e rimandi biblici la rivoluzione americana, può anche starci.
Comunque, dopo una ricerca in stile “Tomb rider”, i nostri due eroi più il buon Mangiapeccati, a cui ormai ci siamo abituati nel ruolo di spalla, riescono a mettere le mani sulla mappa. Solo che la gioia per Crane è di breve durata: l’oggetto deve essere distrutto, perché se Moloch ci mettesse le mani sopra sarebbe la fine del mondo. Abbie riesce, con la sua logica schiacciante, a convincere il compagno a bruciare l’unico mezzo attraverso il quale potrebbe ritrovare la moglie.
Tutto è bene quel che finisce bene? Mica tanto. Perché se Ichabod in pubblico si mostra molto ragionevole e pronto a sacrificare l’amore e il desiderio di rivedere la moglie in nome di un generico “bene superiore”, appena Abbie esce dalla porta… Ammetto che questo piccolo volta faccia del nostro eroe mi ha sorpresa, ma anche intrigata. I personaggi troppo buoni – vedi Abbie – finiscono per non essere mai troppo simpatici, mentre invece se si aggiunge qualche caratteristica negativa al mix il complesso ne esce vincente.
Gli scenari che si aprono dopo il finale, però, non sono dei migliori. Molok riuscirà a impossessarsi della mappa? Con il suo gesto istintivo, Crane darà il via all’Apocalisse? E la profezia sul tradimento e sul fatto che Abbie verrà consegnata al male per colpa sua finirà per avverarsi?