10 romanzi brevi che meritano di essere letti per il loro messaggio

Classici della letteratura senza tempo. Storie indimenticabili di uomini, donne e animali

Chi ha detto che per scrivere un capolavoro ci si debba dilungare per centinaia e centinaia di pagine? Che serva uno spazio sterminato, per trasmettere qualcosa e coinvolgere i lettori? Così come capita anche in altri campi, molto spesso, il vino buono si trova nella botte piccola.

Dopo il successo del post sui libroni che valgono ogni ora spesa per leggerli, ci concentriamo sull’altro lato della medaglia. Ecco 10 romanzi brevi, di un centinaio di pagine circa, che si leggono in un giorno solo ma contengono un messaggio profondo.

Perché in questi giorni così difficili non è detto che la voglia di leggere – o la predisposizione – siano tanto facili da trovare, al di là del molto tempo libero. E allora, magari, un libro breve può essere la migliore soluzione.

 

Cronaca di una morte annunciata, G. Garcia Marquez

Cronaca di una morte annunciata, Gabriel García Márquez

(106 pagine)

Un gioiello della letteratura sudamericana novecentesca, forse il miglior romanzo di Garcìa Màrquez dopo “Cent’anni di solitudine”, che però, vista la mole, richiede molto più tempo per essere letto. “Cronaca di una morte annunciata” è stato pubblicato nel 1981, e l’anno successivo l’autore ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura.

 

Una storia semplice, Leonardo Sciascia

(66 pagine)

Sciascia è stato uno dei campioni italiani della misura breve. Molti dei suoi romanzi gialli (se ci passate il termine) più noti e più belli, come “Il giorno della civetta” o “A ciascuno il suo”, si mantengono sotto le 150 pagine. Ma l’esercizio più estremo di brevitas resta “Una storia semplice”, che a dispetto del titolo non ha una trama semplice ma molto articolata e avvincente.

 

La caduta, Albert Camus

(90 pagine)

Eccolo qui, un altro fuoriclasse della brevità. Già nell’esordio eccellente di “Lo straniero”, Camus dispiegava la complessità della sua visione letteraria in meno di 170 pagine. Fra i romanzi successivi, un altro libro piccolo e gigantesco allo stesso tempo è “La caduta”, ultimo lavoro pubblicato in vita dallo scrittore. Un geniale virtuosismo in forma di monologo che analizza il tema dell’esistenza.

 

La fattoria degli animali, George Orwell

(140 pagine circa, a seconda dell’edizione)

A scuola insegnano che Orwell, attraverso questa geniale allegoria satirica declinata in chiave animalesca, intendeva raccontare a modo suo la rivoluzione russa che si mutò in stalinismo. Ma ridurre questo capolavoro breve alla satira di un episodio specifico, seppur importante, è riduttivo. “La fattoria degli animali” spiega il potere e l’umanità di qualsiasi epoca, compresa quella attuale, quelle passate e quelle future.

 

La metamorfosi, Franz Kafka

(70 o meno, a seconda dell’edizione)

Benché di mestiere facesse l’assicuratore e dovesse quindi relegare la scrittura a passatempo non retribuito, Franz Kafka è riconosciuto come gigante della letteratura europea novecentesca: un autore troppo avanti per i suoi contemporanei. “La metamorfosi” costituisce il suo capolavoro, con la geniale (e spaventosa) allegoria esistenzialista dell’uomo tramutato in insetto. Anche in questo caso l’autore riesce a risolvere il capolavoro nella brevità di un racconto che spesso viene edito come volumetto a sé.

 

Le notti bianche, Fedor Dostoevskij

(105 pagine)

Se il nome di Dostoevskij è legato soprattutto ai grandi romanzi come “Delitto e castigo” e “I fratelli Karamazov”, in questa opera breve l’autore russo dimostra tutto il suo talento a dispetto del numero limitato di pagine. Pubblicato per la prima volta nel 1848, il libro deve il nome al periodo dell’anno in cui, nel nord della Russia, il sole tramonta dopo le ventidue. La storia è quella di un sognatore, che vive isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, e che durante una passeggiata incontra una ragazza che risveglia in lui l’amore. Lei si chiama Nasten’ka, è una diciassettenne e viene subito colpita dal carattere timido e impacciato di lui, tanto che si incontrano di nuovo la notte dopo.

 

Il vecchio e il mare, Ernest Hemingway

(140 pagine)

Un grande romanzo classico scritto da uno dei grandi scrittori del Novecento. Un uomo anziano pesca da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo. Sono ormai ottantaquattro giorni che niente abbocca all’amo. Attraverso questa scena, Hemingway affronta tematiche importanti come il coraggio, la tenacia dell’uomo di fronte alla Natura, la paura della morte, la vecchiaia.

 

L’amante, Marguerite Duras

(123 pagine)

Il romanzo è un altro esempio magnifico di come la scrittura non abbia bisogno di centinaia di pagine per risultare intensa e introspettiva al massimo grado. Protagonista della storia è una ragazza francese nella Saigon degli anni ’30. La quindicenne si innamora follemente di un miliardario cinese. Le differenze economiche, sociali e razziali tra i due, e la cultura cinese dei matrimoni combinati ai quali non ci si può sottrarre, rendono impossibile la relazione.

 

Colazione da Tiffany, Truman Capote

(128 pagine)

Truman Capote, famoso per il realismo e le tinte forti dei suoi lavori di stampo giornalistico, racconta in questo libro la storia di una giovane che cerca e allo stesso tempo teme la stabilità. Ingenua e sognatrice, la protagonista affronta la vita, e tematiche come amicizia, denaro, compromessi, scelte e casualità si intrecciano nel romanzo.

 

Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf

(128 pagine)

Saggio più che romanzo, “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf è una vera e propria denuncia contro la discriminazione delle figure femminili. Nelle pagine l’autrice analizza la storia di alcune scrittrici della letteratura inglese e il loro contesto socio-economico, partendo da Aphra Behn, passando a Jane Austen e alle sorelle Brontë per finire con George Eliot.

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