“Wendy”: una riscrittura irritante e inconcludente del mito di Peter Pan

Il film di Benh Zeitlin disponibile su Disney+ è irritante, pasticciato, senza capo né coda

Un film di Benh Zeitlin. Con Tommie Lynn Milazzo, Shay Walker, Stephanie Lynn Wilson. Drammatico, fantastico. USA 2020

Persa su un’isola misteriosa dove non esiste tempo e invecchiamento, Wendy dovrà fare di tutto per salvare la sua famiglia, mantenere la propria libertà e lo spirito gioioso della giovinezza minacciato dal pericolo mortale di dover crescere. 

 

Lasciate riposare in pace i morti, è l’invito/monito che almeno una volta abbiamo ascoltato, letto o detto a nostra volta quando qualcuno ha tentato di utilizzare a sproposito, per mero interesse personale, le azioni o i pensieri di un defunto.

Non vorrei sembrarvi un talebano cinematografico ma francamente dopo aver visto “Wendy” di Benh Zeitlin, l’ultima, strampalata rivisitazione della storia di Peter Pan, disponibile su Disney+, è inevitabile che pronunci un personale quanto accorato appello: lasciate in pace James M. Barrie e i suoi personaggi!

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una corsa frenetica di sceneggiatori e registi al rifacimento selvaggio di una storia che, di per sé, andava già benissimo. I classici non hanno bisogno di essere stravolti per adattarsi al presente: sono classici proprio perché portatori di un messaggio universale, valido nel momento in cui sono stati scritti come adesso.

Questa sete di nuovo, politically correct, strizzate d’occhio alle mode e via dicendo va tutta a discapito della tenuta generale della storia, della sua bellezza e del suo valore.

In questo caso la Wendy immaginata da Benh ed Eliza Zeitlin è ben lontana dal personaggio che abbiamo conosciuto e amato nelle pagine di Barrie, mentre viveva la sua straordinaria avventura sull’Isola che non c’è. La sua storia è un pasticcio narrativo, che incorpora tematiche tra le più variegate – dall’inclusione alla difesa dell’ambiente – in una cornice new age.

Sinceramente trovo questo film un perfetto esempio in negativo di cosa possa significare, per un artista, prendersi delle licenze creative e proporre al pubblico la propria visione di un classico. La visione è una sofferenza: l’intreccio è inconcludente e risibile, insensato. “Wendy” è un film senza capo né coda, dispersivo, con dialoghi noiosi e stucchevoli. Non se la cava meglio il cast, vittima di un progetto davvero irritante.

Benh Zeitlin si forza di far passare due messaggi: se perde la speranza, la gioia di vivere e condividere l’uomo diventa “vecchio dentro” oltre che fuori, e Madre Natura è la mamma per eccellenza, che non merita di essere maltrattata dai suoi ingrati figli. Teoricamente posso essere d’accordo, ma il modo con cui questi vengono rappresentati… tremendo.

Di adattamenti bislacchi di Peter Pan ne abbiamo visti diversi, in questi anni – “Alice e Peter” vi dice niente?! – ma sicuramente “Wendy” è, a oggi, il punto più basso del filone. Non possiamo che augurarci che a Barrie e ai suoi eroi venga data un po’ di tregua, visto che si sta davvero raschiando il fondo del barile.

 

Il biglietto da acquistare per “Wendy” è:
Neanche regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.