Il count down per la 73° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si terrà in Laguna dal 31 agosto al 10 settembre, è ufficialmente iniziato.
Si è tenuta a Roma la conferenza stampa di presentazione della kermesse, che sarà dedicata a due grandi registi recentemente scomparsi, Abbas Kiarostami e Michael Cimino, alla presenza di un’aula gremita di giornalisti curiosi di conoscere il programma delle quattro sezioni – Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti e Cinema nel Giardino – dopo che nei giorni scorsi sono stati presentati quelli della Settimana Internazionale della Critica (leggi il pezzo) e delle Giornate degli Autori, Venice Days (leggi il pezzo).
A vestire i panni dei padroni di casa Paolo Baratta e Alberto Barbera, rispettivamente Presidente e Direttore artistico della Biennale.
Nel suo breve intervento Baratta ha rivendicato con orgoglio la tradizione e lo stille della Mostra che nel corso degli anni è rimasta sempre fedele ai suoi principi, diventando anzi un punto di riferimento per i registi e per il mercato internazionale. “Conservatorismo non significa però immobilismo – ha aggiunto il presidente –, anzi, Venezia è sempre stata attenta a percepire i cambiamenti culturali e si è fatta parte attiva nel dare loro visibilità e voce”.
Sono tre le novità principali dell’edizione 2016: l’apertura di una sala nuova che è anche una sezione nuova, il rafforzamento dell’impegno per Biennale College e l’avvio del cosiddetto “Venice Production Bridge”, strumento per portare al pieno finanziamento di opere compiutamente progettate.
È stato il direttore artistico Alberto Barbera a svelare l’atteso programma del Festival. Iniziamo con i numeri nudi e crudi: 19 pellicole in concorso, 17 nella sezione Fuori Concorso (di cui 7 documentari), 19 in Orizzonti. I cortometraggi saranno 16, così suddivisi: 14 in Orizzonti – Concorso e 2 in Orizzonti fuori concorso. Nella sezione Venezia Classici vedremo 20 lungometraggi e 1 cortometraggio restaurati. Leone d’oro alla carriera per due, l’attore francese Jean-Paul Belmondo e il regista polacco Jerzy Skolimowski.
“La commissione, per selezionare i film in concorso – ha spiegato Barbera – ha tenuto conto della nuova tendenza del cinema, ovvero il raccontare la realtà e la società contemporanee scrivendo storie magari distopiche, apocalittiche o fantasiose ma che tratteggiano comunque con bravura ed efficacia i mali e le contraddizioni di questo nostro mondo”.
Tre i film italiani in lizza: “Piuma” di Roan Johnson, “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni e il documentario “Spira mirabilis” di Massimo Adinolfi e Martina Parenti.
Sei, invece, i registi americani a contendersi il Leone d’oro e Barbera, rispondendo alla domanda di un giornalista su questa alta presenza, è stato molto lapidario: “L’America oggi, dal punto di vista cinematografico, rappresenta sia nel bene che nel male un Paese capace di raccontare storie e fare film con uno stile nuovo e diverso che non può non essere considerato e messo in evidenza”.
Scorrendo l’elenco dei titoli si nota la presenza di mostri sacri del calibro di Wim Wenders, con il documentario d’ispirazione teatrale “Les beaux d’Aranjuez” e Terence Malick, con l’intimistico ed esistenziale “Vogage of time”. Francois Ozon presenta “Frantz”; il croato Emir Kusturica, dopo quattro anni di lunga e faticosa lavorazione, “On the milky road” con protagonista Monica Bellucci.
C’è grande attesa anche per il nuovo film di Damien Chazelle, “La La Land”, con Emma Stone e Ryan Gosling, che aprirà il festival, e per “Jackie” di Pablo Larrain con Nathalie Portman.
Nella sezione Orizzonti spiccano sette opere prime e due presenze italiane, Federica Di Giacomo con il documentario “Liberarmi” e Michele Vannucci con “Il più grande sogno”.
La sezione Cinema nel Giardino doveva essere in origine aperta esclusivamente a registi italiani, ma data la scarsa partecipazione e la qualità non eccelsa dei film presentati è stata aperta anche a nomi stranieri. Tra gli altri ricordiamo Gabriele Muccino con “L’estate addosso”, il coreano Kim Ki duk con “Geumul”e l’americano James Franco, regista e attore in “In dubious battle”.
Nelle quattro sezioni sono stati inseriti diversi documentari, che per forma, struttura, stile e forza narrativa hanno ben poco a che spartire però con l’idea classica che abbiamo di questo genere.
La giuria di “Venezia Classica”, presieduta dal regista Roberto Andò, dovrà invece valutare 21 film restaurati e 13 documentari che hanno fatto la storia del cinema – tra gli altri “Tutti a casa” di Luigi Comencini, “Manhattan” di Woody Allen, “The brat” di John Ford, “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo e “The Ondekoza” di Kato Tai.
Tanti e prestigiosi anche gli eventi fuori concorso. In anteprima saranno proiettati i primi due episodi della serie diretta da Paolo Sorrentino, con Jude Law, “The young Pope”, che vedremo su Sky Atlantic in autunno. A chiudere la kermesse “The magnificient seven” di Antoine Fuqua con Denzel Washington. Spazio anche ai nuovi lavori di Mel Gibson e Kim Rossi Stuart – “Hacksaw Ridgde” con Andrew Garfield e “Tommaso” con Kim Rossi Stuart, Cristiana Capotondi e Jasmine Trinca.
Venezia 73 sarà questo, e molto altro ancora. All’appassionato di cinema non resta che trasferirsi sul lido dal 31 agosto e prepararsi a salire in gondola, per vivere le mille emozioni della Biennale.