“Una notte di 12 anni”: la storia dimenticata delle vittime della dittatura uruguayana

Il film di Brechner è un'esperienza sensoriale, che fa entrare in contatto profondo coi protagonisti

Un film di Álvaro Brechner. Con Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort, César Troncoso, Soledad Villamil. Titolo originale: La Noche de 12 Años. Drammatico, 123’. Francia, Argentina, Spagna 2018

José Mujica, ex presidente dell’Uruguay, Eleuterio Fernández Huidobro, ex ministro della Difesa e il giornalista e scrittore Mauricio Rosencof sono le tre vittime della tortura, dell’isolamento e degli esperimenti segreti del regime dittatoriale uruguaiano. Un viaggio attraverso la follia e una lotta con la realtà che oltrepassa tutti i limiti immaginabili.

 

Ispirato al libro “Memorie del Calabozo” di Mauricio Rosencof e Eleuterio Fernadez Huidobro, “Una notte di 12 anni” (La noche de 12 años) racconta i 4.323 giorni passati in isolamento nelle carceri uruguaiane da tre membri della guerriglia di sinistra (Tupamaros), nel periodo della dittatura che per 12 anni, dal 1973, governò il Paese.

Álvaro Brechner ricostruisce un oscuro capitolo della storia uruguaiana, senza però scadere nella pacchiana propaganda politica. Il regista sceglie un’angolazione soggettiva per dimostrare come le vittime della brutalità del regime siano riuscite a sopravvivere alla privazione della libertà, dei sentimenti e della dignità grazie alla loro tenacia, all’immaginazione e al coraggio.

La narrazione consente al pubblico di entrare in sintonia con i dilemmi dei protagonisti e con la loro intensa sofferenza. L’empatia è immediata. Il regista riesce a far sperimentare al suo pubblico la discesa dei prigionieri negli abissi della disumanità senza però perdere la speranza o la fiducia nella libertà e nella vita.

I suoni e le immagini sono molto efficaci, in particolar modo nelle allucinazioni e nella comunicazione tra le cellule che avviene attraverso le pareti. “12 anni” è una vera e propria esperienza sensoriale, dove chi guarda prova le emozioni dei personaggi, ha la pelle d’oca e alla fine sente una profonda indignazione.