Un film di Reinaldo Marcus Green. Con Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton, Aunjanue Ellis, Tony Goldwyn. Biopic, 144′. USA 2021
All’inizio degli anni ’90, Richard Williams è un ex atleta che vive a Compton, in California, con la moglie Brandy, le tre figliastre e le sue due figlie naturali: Venus e Serena. Convinto che le sue ragazze diventeranno future campionesse del tennis, le allena tutti i giorni nei campi liberi del loro quartiere malfamato e visita instancabilmente i principali tennis club dello Stato per convincere le alte sfere del tennis a prendere le figlie sotto la loro ala. Insistente e autoritario, Richard guiderà e seguirà passo passo le carriere di Venus e Serena (quest’ultima più giovane di due anni dalla sorella), arrivando a realizzare tutti i suoi sogni, anche a costo di perdere la stima della moglie.
Sono consapevole d’essere “giornalisticamente” fastidioso, iniziando sovente le mie recensioni con delle premesse personali. Ma quando il Fato – altrimenti detto la Direttora – mi affida un incarico e/o acconsente alle mie proposte di articolo non sempre conosce il mio background, quindi mettere qualche paletto è quasi d’obbligo.
Nel caso di “Una famiglia vincente – King Richard”, presentato in anteprima al London Film Festival in autunno e adesso in uscita al cinema, almeno partivo dalla certezza di conoscere le “terribili” sorelle Williams, avendole viste giocare in tv qualche volta.
Prima di vedere il film di Reinaldo Marcus Green, però, non avevo idea di chi fosse Richard Williams e di che ruolo decisivo avesse avuto nelle trionfali carriere delle figlie.
Non sono un appassionato di tennis, lo trovo uno sport alquanto noioso e fatico a seguirlo in diretta. Paradossalmente, invece, il tennis raccontato al cinema mi ha sempre colpito e incuriosito, nonostante la mia ignoranza di fondo (penso ad esempio alla buona impressione che mi ha lasciato nel 2017 “Borg McEnroe” di Pedersen).
Mi sono avvicinato a “Una famiglia vincente – King Richard” con alte aspettative, anche per la presenza di Will Smith nel ruolo del protagonista. Sono stato almeno in parte ripagato dalla visione, scoprendo quest’uomo bizzarro, egocentrico, cocciuto ma anche a suo modo lungimirante e visionario.
Richard Williams scorse il potenziale delle figlie Venus e Serena “fin dalla culla”, e impostò la vita sua e della sua famiglia per far sì che tutto il resto del mondo lo vedesse a sua volta. Il piano di Richard era semplice quanto incredibile: far conquistare alle ragazze i vertici del tennis mondiale femminile, riscrivendo la storia.
Molti genitori sognano il meglio per i propri figli e sono disposti a qualunque sacrificio per far sì che questi emergano. Talvolta questa cieca ambizione finisce però per rovinare la vita dei figli stessi.
Richard Williams ha avuto il merito di non lasciarsi travolgere. Presente – anzi direi onnipresente – nella vita delle figlie, è stato però un padre equilibrato, che ha messo sempre al primo posto il benessere di Venus e Serena, evitando loro di fare il passo più lungo della gamba.
“Una famiglia vincente – King Richard” fa conoscere allo spettatore la lunga, faticosa, voluta e disciplinata “traversata nel deserto” compiuta dalla famiglia Williams con lo scopo di lanciare Venus e Serena nell’Olimpo del tennis. Una traversata durante la quale non vennero mai a mancare calore umano e condivisione.
Will Smith è davvero convincente nel ruolo del protagonista, avendo trovato la giusta chiave interpretativa per renderlo realistico ma mai macchiettistico o caricaturale.
“Una famiglia vincente – King Richard” presenta un impianto narrativo complessivamente valido, interessante, avvincente, anche se in alcuni passaggi un po’ lungo e ripetitivo. Sarebbe stato opportuno, probabilmente, asciugare il film, perché le quasi due ore e mezza sono oggettivamente troppe.
La scelta di Reinaldo Marcus Green di mostrare le origini di una storia di successo si è dimostrata vincente, evitando di realizzare un film troppo celebrativo e per questo freddo. “King Richard”, invece, è una pellicola vera, viva, spiazzante e carica di pathos.
Una storia di sport, di amore paterno e di riscatto sociale per una famiglia intera che non si è arresa davanti alle difficoltà. E così facendo ha conquistato il mondo del tennis, e non solo quello.