Secondo capitolo delle avventure della specializzanda in medicina legale Alice Allevi, divisa tra lavoro, consulenze per la polizia e problemi sentimentali. Non vorrei essere ripetitiva, ma anche dalla lettura di “Un segreto non è per sempre” ho ricavato impressioni e pensieri simili a quelli che avevo sviluppato durante “L’allieva” (qui trovate la recensione).
Il libro è riuscito se lo si considera appartenente a un genere tutto suo, una via di mezzo tra il cick lit e il giallo. Se invece lo si vuole inquadrare soltanto in una casella “seria” cambia tutto… Perché lo stile di scrittura e la prima persona della protagonista non sono e non possono essere considerati seri. Perché il modo di Alice di raccontare la sua vita – con tanta libertà nelle parole, con ironia, con faciloneria – proprio non potrebbe adattarsi a un romanzo non scherzoso, non leggero.
Se si guarda il libro della Gazzola come una sorta di ibrido, come una presa in giro, per certi versi… allora cambia tutto. Allora il libro è davvero riuscito, perché la protagonista è sopra le righe, sfigatella come si conviene, impicciona e combina guai. Perché le persone della sua vita sono caricate, dei tipi più che delle persone. Ma se per un romanzo realista sarebbe un errore imperdonabile, per una sorta di chick lit vanno benissimo.
Va bene l’ape regina Ambra, che dopo la delusione d’amore perde smalto ma non guadagna in dolcezza, va bene Cordelia, la piccola principessa infelice della propria vita tanto da tentare il suicidio. Va bene Yukino, giapponesina trapiantata a Roma per studiare italiano che sente però la mancanza di casa, così come vanno bene il donnaiolo talmente sicuro di sé e macho da risultare di plastica Claudio Conforti, e il reporter giramondo Arthur Malcomess.
A pensarci bene, c’è una leggerezza di fondo nell’affrontare certe tematiche – il tentato suicidio, ad esempio – che lascia un po’ interdetti. Certo, alcuni argomenti si potrebbero toccare con uno stile e una profondità tutta diversa, ma qui il focus di tutto è Alice Allevi, la sua vita sentimentale, le sue altalenanti vicende lavorative, e tutto il resto… fa contorno.
Il caso di questo libro mi è piaciuto più di quello procedente. Forse la vicenda viene tirata un po’ troppo per le lunghe – insomma, qualche pagina in meno non avrebbe necessariamente fatto male alla tenuta globale del romanzo – ma comunque è costruita in modo credibile, chi legge non riesce a individuare dopo due pagine il colpevole, i colpi di scena e le sorprese non mancano.
Sì, lo ammetto, il fatto che il background di “Un segreto non è per sempre” sia il mondo della scrittura e dell’arte, che l’assassinato fosse uno scrittore così come scrittore è uno dei figli ha dato al tutto quel quid in più. È che c’è poco da fare: se la trama è costruita bene, parlare di certi argomenti e di certi ambienti è un modo sicuro per fare il lettore felice.
SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE