Un film di John Lasseter, Josh Cooley. Con Tom Hanks, Tim Allen, Don Rickles, Annie Potts, Patricia Arquette, Joan Cusack. Animazione, 100′. USA 2019
Woody, Buzz e gli altri vivono sereni con Bonnie, anche se la bambina non ama Woody come lo amava Andy e lo lascia spesso nell’armadio. Woody però rimane ricco di premure verso di lei e, quando Bonnie affronta il primo giorno d’asilo, si infila nel suo zaino per farle compagnia. Finisce così per contribuire alla creazione di Forky, un giocattolo costruito dalla bambina con una forchetta/cucchiaio che però crede di essere spazzatura e vuole solo buttarsi via. Woody cerca di fargli capire l’importanza dell’amore di una bambina, ma non riesce a convincerlo prima che lui salti giù da un camper in corsa. Il cowboy si lancia allora in un’avventura per ritrovarlo, arrivando a conoscere nuovi giocattoli e a ritrovare la sua vecchia fiamma, Bo Peep.
Dopo ventiquattro anni dal primo film targato Disney Pixar, uscito al cinema nel 1995, un “Toy Story 4” poteva sembrare fuori luogo, inutile. Soprattutto se pensiamo che, all’inizio, la storia dei giocattoli Woody e Buzz era nata come una trilogia.
E invece… sorpresa! – o forse no – la nuova pellicola di animazione diretta da John Lasseter e Josh Cooley si dimostra una delle migliori della serie, perché con il passare degli anni non sono solo i personaggi ad essere aumentati, ma anche la consapevolezza e la profondità della storia.
Se pensiamo alla grafica del primo “Toy story” non possiamo non provare un po’ di nostalgia, quasi appartenesse a un’epoca lontanissima, visti i mostruosi passi avanti del nuovo film. Ma ci sono anche elementi che tornano: la canzone “Hai un amico in me”, ad esempio, anche se interpretata questa volta dal duo Benji e Fede.
Tra vecchie glorie e nuovi, spassosi, personaggi, l’insegnamento di fondo resta sempre lo stesso: l’importanza dell’amicizia. Un concetto complesso eppure semplicissimo, che fa sì che queste storie di giocattoli non passino mai di moda. Perché i valori universali, nei film d’animazione, non invecchiano nonostante il tempo che passa.
La sceneggiatura di “Toy story 4”, nella sua complessità, mostra di aver fatto tesoro della lezione dei tre film precedenti, unendo ironia, sagacia, dramma e leggerezza. Una storia che non sempre mantiene un ritmo costante, ma che può essere apprezzata da grandi e piccini. Anche per la sua capacità di aprirsi al “femminismo” – quasi un obbligo, ai tempi del #MeToo -, con l’inserimento di personaggi forti come Bo Peep o la bambola Gabby Gabby.
In generale, il film rappresenta una sorta di passaggio di testimone tra vecchio e nuovo e apre interessanti possibilità per il futuro di Woody, Buzz e degli altri giocattoli. È possibile una vita – e delle avventure – lontane dai bambini? Staremo a vedere.