Un film di Carine Tardieu. Con François Damiens, Cécile De France, Andrè Wilms, Guy Marchand, Alice de Lencquesaing. Commedia, 95′. Francia, Belgio, 2017
Erwan Gourmelon, solido artificiere bretone, apprende, dopo un’analisi genetica per scongiurare una malattia ereditaria, di non essere il figlio di suo padre. Malgrado la tenerezza e l’amore profondo che lo legano all’uomo che lo ha allevato, Erwan decide di ritrovare il genitore biologico. Nella ricerca incontra Anna, veterinaria e donna determinata che lo corteggia e si lascia corteggiare. Ma Anna è figlia di Joseph, l’uomo che la sua investigatrice ha individuato come suo padre. In piena crisi identitaria, Erwan dovrà brillare la bomba della vita.
Se il ruolo e la rilevanza della figura materna per un bambino è riconosciuta a livello globale, quanto è importante il padre? Averne uno è necessario, oppure se ne può fare a meno? E in caso non sia presente fin dalla nascita nella vita del figlio, è giusto che poi questo voglia comunque conoscerlo?
Si tratta di tematiche delicate e complesse, quanto mai attuali, che provocano dibattito nell’opinione pubblica. Esistono diversi approcci per affrontarle, ma di rado lo si fa senza cadere nella polemica e senza pregiudizi.
Un esempio in tal senso è sicuramente “Toglimi un dubbio”, quinto film della regista Carine Tardieu, presentato nella sezione Quinzaine del Festival del cinema di Cannes 2017.
Lo spunto drammaturgico per raccontare il tema della paternità e più in generale della famiglia è decisamente originale e brillante. Erwan (Damiens), esperto artificiere bretone, è vedovo da tempo e ha una figlia, Juliette (de Lencquesaing), in dolce attesa di un bambino concepito con un uomo senza volto.
Preoccupato che il futuro nipote possa ereditare una malattia genetica del ramo paterno, l’uomo suggerisce alla figlia di sottoporsi a esami specifici per escludere questa possibilità. L’esame da esito negativo, ma dai risultati emerge che Bastien (Marchand), nonno di Juliette, non è il padre biologico di Erwan.
“Toglimi un dubbio” è una commedia garbata, delicata, profonda, capace di raccontare il rapporto padre-figlio con ironia, senza mai cadere nel retorico o nel melenso. La sceneggiatura è lineare, ben scritta, fluida, con dialoghi brillanti, efficaci e ben interpretati.
Il film è un esempio di buona interpretazione corale, dove ogni attore svolge con talento e naturalezza il suo compito.
La regia di Carine Tardieu è pulita, intensa, magari di respiro più televisivo che cinematografico, ma degna di menzione. Alla pellicola avrebbe comunque giovato un taglio di una decina di minuti, e un finale un po’ meno buonista.
Essere padre è probabilmente il mestiere più difficile al mondo, ma è anche l’unico che ti può regalare emozioni uniche, come quelle di crescere insieme a tuo figlio.
Il biglietto da acquistare per “Just to be sure” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.