“The roundup”: incursione agrodolce nella vita dei rivoluzionari sudanesi

Hajooj Kuka dirige una pellicola che unisce ironia e dramma, che fa sorridere ma anche riflettere

Un film di Hajooj Kuka. Con Kamal Ramandan, Ekram Marcus, Ganja Chakado, Abdallah Alnur. Titolo originale: aKasha. Drammatico, 78’. Sudan, Sudafrica, Qatar, Germania 2018

Adnan è un rivoluzionario sudanese considerato eroe di guerra. L’amore che prova per il suo fucile AK47 è pari solo a quello per Lina, la sua paziente fidanzata. Quando Adnan in licenza ritarda a rientrare all’unità militare, il comandante Blues lancia una kasha: una retata per arrestare i soldati sfaticati che mancano all’appello. Colto di sorpresa, Adnan si dà alla fuga con l’amico Absi. La strana coppia studia tutti i modi per riunire Adnan con la sua arma – e con Lina – e per sfuggire ai compagni dell’unità militare. Per ventiquattr’ore, attraverso una serie di eventi caustici e divertenti, esploriamo la vita e l’ideologia delle zone del Sudan controllate dai ribelli.

 

Oggi la parola guerra è all’ordine del giorno, nei notiziari, nei giornali, nelle conversazioni, tanto che all’orrore e alla morte, se lontana da noi, si è quasi finito per fare l’abitudine.

L’industria cinematografica, dal canto suo, determinata a informare e al contempo suscitare una qualche reazione nell’opinione pubblica, ha intensificato la realizzazione di pellicole e documentari sul tema, dal grande valore politico e sociale, drammaturgico e artistico.

Ma è possibile raccontare una dolorosa guerra civile con il sorriso, con leggerezza e con la giusta dose di romanticismo e ironia? Lo spettatore potrà rispondere affermativamente dopo aver visto “The roundup” di Hajooj Kuka, presentato alla Settimana internazionale della critica 2018.

Il film è una commedia agrodolce ambientata in Sudan, paese dilaniato da una lunga ed estenuante guerra civile, che ha il merito di offrire al pubblico una prospettiva originale e brillante ma anche profonda su questa tragica realtà.

La guerra si interrompe regolarmente durante la stagione delle piogge, consentendo sia ai ribelli che all’esercito regolare di rifiatare e tornare dai propri cari. Per Adnan (Ramadan), divenuto eroe dopo aver abbattuto un drone nemico, la pausa bellica diventa, da piacevole diversivo sentimentale, una tragicomica resa dei conti con sé stesso e le proprie bugie.

“The roundup”, nonostante sia scritto e messo in scena con i toni e lo stile di una commedia, consente allo spettatore di toccare con mano e conoscere la mentalità, le contraddizioni, gli usi e costumi di un popolo ormai abituato a convivere con la guerra.

Da una parte sorridiamo a denti stretti e con amara incredulità davanti al reclutamento dei giovani del villaggio – allettati dalla promessa di un futuro migliore, di cibo e acqua – da parte degli ufficiali ribelli. Dall’altra seguiamo con curiosità l’evolversi della tragicomica situazione sentimentale ed esistenziale del protagonista, e il suo relazionarsi con gli altri personaggi della storia per cui scatta una sincera empatia.

Adnan è il rappresentante di una generazione segnata dalla guerra, che ha tolto a questi giovani ogni tipo di innocenza insieme alla possibilità di vivere felicemente e spensieratamente, amando e commettendo gli errori tipici della propria età.

Quella raccontata in “The roundup” è una storia semplice, lineare, che nonostante alcuni passaggi superficiali e altri pasticciati riesce a conquistare lo spettatore, facendogli provare sincere emozioni e spingendolo anche a riflettere.

Nonostante alcune imperfezioni, la regia di Hajooj Kuka mostra buon potenziale, oltre a una spiccata ironia. Il cast, dal canto suo, contribuisce a rendere la visione godibile e stimolante.

Il finale, aperto e diversamente malinconico, ci lascia con la consapevolezza che anche in tempo di guerra i rapporti umani sono battaglie da cui è arduo uscire vincitori.

 

Il biglietto da acquistare per “The roundup” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.