Un film di John Lee Hancock. Con Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Linda Cardellini, Laura Dern. Drammatico, 115’. USA 2016
Stati Uniti, anni ’50. Ray Kroc, venditore di frullatori per i luoghi di ristorazione dallo scarso successo, si imbatte nei fratelli Mac e Dick McDonald che hanno avviato una redditizia vendita di hamburger a San Bernardino nel Sud della California. Kroc comprende subito che si tratta di un metodo innovativo di preparazione, cottura e vendita al minuto di un alimento molto richiesto, considerato l’alto numero di clienti che si affollano davanti al chiosco. Si dà così subito da fare per avviare un franchising. Ma non si ferma lì.
Oggi, se sentiamo l’espressione “imprenditore di successo”, viene spontaneo pensare a una persona affarista, che punta a fare soldi anche sulle spalle di impiegati, azionisti e risparmiatori. Si è persa quell’idea che “fare impresa” significasse prima di tutto costruire un’azienda capace di creare benessere e nuovi posti di lavoro.
Nell’immaginario collettivo Mc Donald’s, la più famosa catena di fast food al mondo, è uno dei simboli del consumismo. Ma avete mai pensato a com’è nato questo impero globale dell’hamburger? Se pensate che gli artefici di tutto siano i fratelli McDonald siete parzialmente fuori strada.
È stato Ray Kroc (Keaton), venditore di mezz’età dell’Illinois, creativo e lungimirante quanto cinico, a rendere possibile il salto di qualità dei fast food. Dopo aver perso tutto con la crisi del ’29, i fratelli Mac (Offrerman) e Dick (Carroll Lynch) McDonald ebbero l’idea vincente che portò, nel 1940, alla nascita del primo fast food americano: ridurre il menù a pochi elementi (nello specifico, hamburger, bibita e patatine fritte) e rendere il servizio rapido ed efficiente.
Da San Bernardino, in California, i McDonald cercano di esportare questo modello in altre città, ma non ebbero successo per via della loro visione romantica dell’imprenditoria. I due non volevano infatti perdere il controllo sulle filiali né convertirsi a un modello d’impresa troppo cinico e decentrato.
Ray Kroc colse invece l’enorme potenziale della loro idea e firmò con i due un’intesa commerciale per poter diffondere il marchio in tutti gli Stati Uniti. Ma quando la visione rigida e poco creativa dei McDonald rischiò ancora una volta di far naufragare il progetto, Kroc non si fece scrupoli a iniziare una guerra, di fatto costringendo i fratelli a cedergli nome, marchio e simbolo.
Una storia che propone allo spettatore due interpretazioni opposte del fantomatico sogno americano: quella romantica dei McDonald, e quella cinica e lungimirante di Kroc. Se è vero che la diffusione del marchio si deve al secondo, niente sarebbe stato possibile senza l’idea di partenza.
Lo spettatore nutre una simpatia a pelle per l’ingenuità quasi infantile di Dick e Mac, ma allo stesso tempo non può non apprezzare le capacità imprenditoriali e manageriali di Kroc, per quanto il personaggio appaia un cinico opportunista.
La sceneggiatura, ben scritta, lineare, riesce a raccontare questa battaglia tra opposte visioni, evidenziando come negli affari non ci spazio per il cuore e per le persone oneste.
Michael Keaton interpreta con maestria il personaggio di Kroc, mostrandone in modo efficace pregi e difetti. Altrettanto bravi e convincenti sono Nick Offerman e John Carroll Lynch.
La regia di John Lee Hancock è pulita, semplice, diretta, di respiro televisivo, ma capace comunque di conquistare lo spettatore attraverso questa storia dotata di buon ritmo.
Alla fine del film lo spettatore non potrà non concludere, magari davanti a un panino McDonald’s, che le grandi idee da sole non bastano per avere successo, se non ci sono uomini pronti a tutto per renderle realtà.
Il biglietto da acquistare per “The founder” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.