Una giovane capace di accompagnare i morti oltre l’ultima porta, con l’aiuto di sette mistiche campane. Un principe spadaccino intrappolato per duecento anni nella polena di una nave. Un gatto bianco che è molto più di ciò che sembra. Cartaplani volanti e mostri spaventosi: in “Sabriel” di Garth Nix, edito da Fazi, troverete tutto questo e molto di più…
Pubblicato nel 1995 e primo di una serie ambientata nel Vecchio Regno, è un romanzo intrigante, dalla struttura molto classica. La protagonista appena 18enne viene chiamata a compiere un pericoloso viaggio di formazione, mentre cerca di salvare il padre. Durante il cammino si trasformerà da apprendista a protagonista.
Lo sviluppo di Sabriel e in generale la caratterizzazione dei personaggi – Mogget e Touchstone soprattutto – è convincente e tutto sommato credibile. Quello che fin dalle prime pagine del libro mi ha disturbata è il fatto che Nix dia molte cose per scontate, forse un po’ troppe. Il lettore viene letteralmente gettato nel Vecchio Regno senza averne alcuna conoscenza preliminare, e molti concetti, elementi e luoghi vengono nominati senza alcuna contestualizzazione.
L’approccio, per certi versi, ricalca quanto vissuto da Sabriel stessa, che dall’età di 5 anni ha vissuto ad Ancelstierre e quindi è, per sua stessa ammissione, molto ignorante sulla storia, la geografia e le tradizioni della sua terra di origine, però talvolta si avverte il desiderio di saperne di più. In certi casi qualche parola di spiegazione sarebbe stata utile, a mio avviso.
“Sabriel” è un classico fantasy young adult. Non voglio dire che sia un difetto, solo che un lettore maturo potrebbe non trovarlo così avvincente e coinvolgente. Una protagonista giovane chiamata a crescere in fretta; un viaggio di formazione attraverso luoghi magici. Un villain disposto a tutto per portare a termine il suo diabolico piano; aiutanti – con backstory interessanti, va detto; un abbozzo di storia d’amore… Non manca proprio niente!



Garth Nix attinge a piene mani da letteratura e mitologia, ma se alcuni elementi sono solo accennati – penso ad esempio alla scuola dove Sabriel ha studiato da quando era bambina, più una scenografia che altro – altri hanno del bel potenziale. Le descrizioni del Vecchio Regno, soprattutto quelle delle città, mi hanno fatto pensare ai regni degli uomini del Signore degli anelli; Ancelstierre a una versione del nostro mondo anni ’40/50. L’accostamento tra i due funziona. E poi c’è l’interessante capacità della protagonista di “scivolare” nella Morte, con l’Oltretomba immaginato in senso molto classico.
La storia scorre a un buon ritmo, nonostante la sensazione che a Sabriel ne succeda una dopo l’altra, senza un attimo di tregua, e si arriva al finale con il desiderio di capire come si risolverà il conflitto con il temibile Kerrigor. Lo scontro finale è a suo modo toccante, e la soluzione sorprendente – punto a favore di Nix, non era facile immaginare qualcosa di “nuovo”.
L’Epilogo è un po’ frettoloso, per come l’ho visto io, e lascia una sensazione di sospensione… Dopo tante avventure e disavventure un commiato più degno, forse, Sabriel se lo sarebbe meritato. Toccherà aspettare il prossimo capitolo della serie, “Lirael“, pubblicato in prima edizione nel 2001. Ma già vi avviso che, lì, da queste vicende sono passati oltre dieci anni…











