Un film di Aneesh Chaganty. Con Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Erik Athavale, Sharon Bajer,
Bradley Sawatzky. Thriller, 90′. USA 2020
Chloe è una ragazza disabile che vive con la madre, Diane, che l’ha cresciuta in totale isolamento, controllando ogni sua mossa e ogni suo gesto. Solo ora che è cresciuta, Chloe inizia a notare che quello di sua madre è un atteggiamento sinistro ed esageratamente maniacale. Questa morbosità spinge la ragazza a mettere in discussione il loro rapporto e a indagare in casa, alla ricerca di qualcosa che possa permetterle di comprendere più a fondo perché la madre si comporti così…
Una madre ama, protegge, accudisce il proprio figlio fin dalla nascita, senza se e senza ma, a maggior ragione se questo ha dei problemi di salute, magari dalla nascita. Perché una madre desidera solo il meglio, per il proprio “piccolo”, e sogna di vederlo sempre felice e sereno.
Questo in linea di principio. Ci sono alcune madri, però, incapaci di accettare che la propria creatura prenda il volo e diventi autonoma e adulta. Per queste donne l’amore materno si trasforma in vera e propria ossessione… perché amare qualcuno è un bene, ma amarlo tanto da impedirgli di vivere la propria vita è una malattia.
Aneesh Chaganty, alla seconda regia dopo “Searching” del 2018, nel suo “Run” mostra proprio come la maternità possa cambiare una donna e la sua mente, spingendola a compiere atti incredibili, impensabili e persino criminosi.
Il film è un thriller psicologico – o, come ha scritto qualcuno online, “un horror senza spargimenti di sangue” -, costruito sul simbiotico rapporto creatosi negli anni tra Diane (Paulson) e la figlia Chloe (Allen), costretta su una sedia a rotelle fin da bambina. Le due sembrano vivere in perfetta armonia in un quadro quasi da Mulino bianco, quando all’improvviso le certezze della ragazza sulla madre entrano in crisi.
Chi è veramente Diane? Quali segreti nasconde? Chloe è davvero malata? Dopo un inizio idilliaco, “Run” cambia radicalmente pelle, e quella che sembrava una storia d’amore familiare si trasforma in un incubo ad occhi aperti per Chloe, che cercherà in ogni modo di “correre” via da chi l’ha messa al mondo.
I personaggi funzionano e risultano credibili, merito soprattutto delle performance delle due attrici protagoniste e del feeling sviluppatosi tra loro. Sarah Paulson conferma la sua poliedricità, il talento e la presenza scenica calandosi perfettamente nel ruolo di Diane, una donna resa folle da un dolore indicibile. Anche l’esordiente Kiera Allen sorprende per la naturalezza e l’empatia.
“Run” è una drammatica e dolorosa corsa verso la verità che tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultima scena, in cui vendetta ed amore si mescolano in modo simbolico quanto efficace.