Un film di Marc Forster. Con Hayley Atwell, Ewan McGregor, Jim Cummings, Mark Gatiss, Brad Garrett, Roger Ashton-Griffiths. Animazione. USA 2018
Christopher Robin è diventato grande e si è lasciato alle spalle compagni di gioco. Ora vive a Londra con la moglie Evelyn e la figlia Madeline, e lavora nel reparto amministrativo di una ditta che confeziona valigie. La ditta è in crisi, e a Christopher viene assegnato il compito di trovare una soluzione entro il fine settimana: l’alternativa è il licenziamento di molti dipendenti. L’uomo decide di sacrificare il weekend con moglie e figlia nella casa di campagna del Sussex dove ha trascorso la sua infanzia e dove, da una cavità nel tronco di un albero, si accede al Bosco dei 100 Acri. Dal canto suo Winnie Pooh si è svegliato in quel Bosco e non ha trovato nessuno dei suoi amici: Tigro, Pimpi, Ih-Oh, Tappo, Kanga, Ro e Uffa. Per cercarli entra nella cavità dell’albero e sbuca nel giardino londinese antistante l’abitazione di Christopher Robin. Di fatto, però, è Christopher che si è perduto, e toccherà all’orsetto di pezza ricondurlo a casa.
Riprendendo la parte conclusiva del libro di AA Milne del 1928 “La strada di Puh” (The House at Pooh Corner), in cui un giovane Christopher Robin si prepara a partire per il collegio e Winnie the Pooh e gli altri amici di peluche gli organizzano una festa d’addio, “Ritorno al Bosco dei 100 Acri” di Marc Foster è una fiaba stratificata che nasconde bizzarria, meraviglia e un messaggio progressista sotto una superficie malinconica e retrò.
Dopo il prologo il film passa a mostrare un Christopher (McGregor) ormai adulto, che lavora senza sosta per Winslow Luggage, con grande dispiacere della moglie Evelyn (Atwell) e della figlia Madeline (Carmichael). La vita dell’uomo viene stravolta quando il suo amico d’infanzia Winnie the Pooh (Cummings) arriva a Londra per chiedere il suo aiuto…
“Ritorno al Bosco dei 100 acri” unisce, in modo maldestro, quel sentimentalismo un po’ artigianale proprio delle storie di Milne con il realismo magico dei film Disney: il risultato è dolce e deprimente in egual misura, come una tazza di tè con il miele in una giornata cupa.
La commedia di Forster riflette il meglio e il peggio del suo eroe: come Christopher Robin, il film scorre in profondità accentuando ogni gioia repressa e lo stesso fanno i disegni realistici in CGI di Winnie e degli altri abitanti del Bosco dei 100 Acri. Forster e Matthias Koenigswieser dipingono il mondo in tenui sfumature di colore e luce, creando un ritratto vintage di Londra e della campagna inglese.
Ewan McGregor incarna alla perfezione fascino e innocenza maschile, sotto l’indurito aspetto adulto di Christopher Robin. Il protagonista è più complesso e sfaccettato di tanti altri padri e mariti disneyani concentrati solo sul lavoro, e questo rende il suo viaggio più avvincente, e riconoscibile.
Ma il cuore del film è Winnie the Pooh, grazie anche alla strepitosa performance vocale di Cumming. In un certo senso è lui l’interlocutore emotivo diretto della piccola Madeline o di qualsiasi bambino che sia mai stato trascurato o ignorato da un genitore.
“Ritorno al Bosco dei 100 Acri”, insomma, è una libera reinterpretazione Disney in live action di un grande classico letterario, che non punta solo sull’allegria ma anche sulla serietà, tanto da risultare talvolta inappropriato come film per bambini.
Quello che vuole ricordarci, soprattutto, è che pensando al passato non necessariamente dobbiamo solo immalinconirci, ma anche realizzare dove abbiamo sbagliato e provare a porre rimedio alle azioni di un tempo. E naturalmente che il lavoro non è tutto.