Un film di Ben Wheatley. Con Lily James, Keeley Hawes, Armie Hammer, Ann Dowd, Kristin Scott Thomas, Sam Riley. Drammatico, 123′. Gran Bretagna, USA 2020
Monte Carlo, anni ’30. La giovane e impacciata dama di compagnia di una ricca signora americana conosce l’affascinante nobile inglese Maxim de Winter, vedovo ancora traumatizzato dalla morte della moglie Rebecca. Novelli sposi, marito e moglie si trasferiscono nella tenuta di famiglia dei de Winter, a Manderley, sulla costa inglese. Qui la giovane sposa entra in un mondo che non conosce e che non la accetta, ancora legato al ricordo della prima signora de Winter. In particolare, è la governante pazza, ossessionata da Rebecca, a rendere impossibile la vita della donna, portandola sull’orlo della follia.
Se dovessi sintetizzare in poche parole il mio commento su “Rebecca”, il nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Daphne du Maurier del 1938, queste sarebbero: film inutile, anche se elegante nella confezione.
E la domanda, retorica, sorge spontanea: Netflix aveva risorse da buttare, per decidere di imbarcarsi in questo progetto? Non c’era niente di meglio su cui puntare? Per quanto il remake sia accurato, infatti, risulta anche noioso e privo di pathos, decisamente non necessario.
L’intreccio segue fedelmente l’impostazione del romanzo, ma gli sceneggiatori sono del tutto anonimi. Chi guarda rimane colpito dalla ricostruzione degli ambienti, dai costumi e in generale dalla ricca e variegata scenografia, molto meno dalla recitazione dei due protagonisti, Lily James e Armie Hammer. La coppia risulta insipida, fuori fuoco, inverosimile e sgraziata nel ruolo degli innamorati.
La James, che seguo con apprezzamento da anni, qui tocca uno dei punti più bassi della sua carriera. Armie Hammer, che ha acquisito credito nei confronti della critica con la performance in “Chiamami con il tuo nome” di Luca Guadagnino, si muove quasi spaesato sulla scena. L’unica a salvarsi dal naufragio è Kristin Scott Thomas che fa appello a esperienza e carisma per il ruolo di Mrs Danvers.
La regia di Ben Wheatly è piatta, monotona, incapace di conferire spessore alla storia e ai personaggi. La sua “Rebecca” non scalda il cuore e non lascia alcuna traccia del suo passaggio. Alla fine lo spettatore avverte il desiderio di rileggere il romanzo o rivedere il film diretto da Alfred Hitchcock, per ritrovare pathos e forza emotiva.
Il biglietto da acquistare per “Rebecca” è:
Neanche regalato*. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.