Come di consueto, noi di Parole a Colori ci fermiamo in sala – quest’anno, letteralmente, la nostra sala di casa – ben oltre i titoli di coda, per approfondire i film del London Film Festival attraverso le parole dei loro creatori.
Vincitori in carica con “Another round” (Un altro giro), il regista Thomas Vinterberg e lo sceneggiatore Tobias Lindholm si connettono alla sala virtuale per parlare di questo nuovo lavoro insieme, che racconta in modo onesto gli effetti – fisici ed emotivi – che l’alcol ha sulle persone.
Premiati dal pubblico inglese, vicino alla cultura del bere di cui il film parla, Thomas e Tobias si dimostrano umili ma simpatici, giustamente orgogliosi di un progetto che con serietà (ma anche tanta leggerezza) si interroga su come l’alcol trasformi le persone, nel bene e nel male.
Non è la prima volta che collaborate a un film e che lavorate con alcuni attori. Che impatto ha avuto questo sul vostro processo creativo?
Thomas Vinterberg: Essere con i tuoi amici, in questa sorta di comunità creativa danese, mi dà coraggio. Quando lavoriamo insieme è possibile spingerci un po’ oltre, magari mettendo alla prova gli attori, soprattutto quando li conosci molto bene.
Tobias Lindholm: Scrivere il copione quando sai per chi stai scrivendo aiuta, perché sai già cosa possono fare gli attori e cosa puoi chiedere loro di più. In un certo senso, il processo creativo è stato favorito dal fatto di lavorare tra amici; ci siamo sentiti liberi da certe paure che puoi provare quando realizzi un film come il nostro.
Il film ha avuto una lunga gestazione prima di vedere la luce – ne parlavate già in un’intervista del 2016. Quali sono state le maggiori sfide produttive che avete incontrato?
TV: È normale, per noi, avere un’idea e passare molto tempo a pensarci fino a che, se è buona, si materializza da sola in un film. Io e Tobias abbiamo speso mesi cercando di scoprire il segreto della Coca Cola e, durante le nostre ricerche, ci siamo imbattuti in questa teoria di un filosofo norvegese che sostiene che l’uomo nasca già con una piccola quantità di alcol nel sangue e che quindi, una leggera ebrezza, possa aumentare la creatività e il coraggio. Da qui è partito tutto.
TL: Tornando indietro al 2016, Thomas ha in un certo senso promesso al mondo di fare un film sull’alcol e, per questo, eravamo obbligati a trovare il tempo per fare questo film. Trovare la teoria ha dato inizio al tutto.
La regia del film è particolare, in alcune scene la telecamera sembra barcollare insieme ai personaggi ubriachi. Avete deciso sin da subito di usare questa particolare tecnica oppure l’idea è arrivata in un secondo momento?
TV: Il direttore della fotografia, Sturla Brandth Grøvlen, è un vero artista, incredibilmente bravo a capire le dinamiche tra gli attori e i personaggi. È quel tipo di cameraman che non muove la telecamera a meno che non serva a raccontare la storia dei personaggi, e per questo è stato capace di aggiungere questo effetto particolare cha aiuta il film a sottolineare come l’alcool incida sulle vite dei protagonisti. Insieme a lui abbiamo anche pensato di utilizzare colori cupi quando i personaggi sono sobri e atmosfere più morbide quando invece l’alcol gli aiuta a lasciarsi andare.
Tornando al fatto che la sceneggiatura è stata scritta avendo in mente attori precisi, Mads Mikkelsen è stato fin da subito la vostra prima scelta?
TL: Abbiamo scritto la sceneggiatura prima di sapere se Mads avrebbe accettato la parte ma sperando che lo facesse. Lui è un attore che può identificarsi con il tipo di realtà che raccontiamo e la sua conoscenza era molto importante.
TV: E poi sa ballare.
La scena finale del ballo l’avevate immaginata così fin dall’inizio oppure è qualcosa che avete sviluppato insieme all’attore, in un secondo momento?
TV: Abbiamo sempre saputo di voler chiudere il film con un momento di catarsi, dove qualcuno muore e qualcuno, invece, vola, perché l’obiettivo di “Another round” non è quello di fare la morale ma di esplorare il problema dell’alcolismo. Volevamo trasmettere l’idea che bere può portare a rivelazioni importanti ma anche essere fatale.
TL: Io personalmente sono sempre stato contrario all’idea del ballo, non riuscivo a immaginarmi la scena e la trovavo un po’ kitsch. È stata una scelta di Thomas quella di usare il talento di Mads per crearla ed è stata la performance di Mads a convincermi dell’idea, alla fine.
Parlando della musica che accompagna la scena, come mai avete scelto la canzone di Scarlett Pleasure?
TV: Il lavoro di ricerca della musica è stato davvero difficile, perché avevamo deciso fin da subito di usare soltanto la musica ascoltata dai personaggi. Nel caso della scena finale è stato merito di mia moglie che per un anno, mentre io cercavo di ottenere diritti molto costosi, ha continuato a farmi ascoltare questa canzone di uno dei nostri eroi locali, Scarlett Pleasure, fino a che non ho capito che era la perfetta traccia per la scena. La canzone ha questo senso di ribellione ma anche di gioia, comunica questa emozione di essere drogati dalla vita che si sposa bene con il film. Non so davvero perché non l’ho scelta fin da subito.