Un film di Ginevra Elkann. Con Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Milo Roussel, Ettore Giustiniani, Oro De Commarque. Drammatico, 99′. Italia, Francia 2019
La madre è francese ed è una fervida cristiana ortodossa; il padre – separato – è italiano ed è uno sceneggiatore di scarso successo, squattrinato e donnaiolo. I tre fratelli – Seb, Jean e Alma – vogliono bene a entrambi e vorrebbero che i genitori tornassero insieme, ma intanto, prima che la madre si trasferisca in Canada, trascorrono un po’ di giorni con il padre e la compagna Benedetta in una casa al mare fuori Roma.
Ambientato in una non ben definita epoca, a cavallo tra la spensieratezza degli anni ’80 e le promesse degli anni ’90, “Magari”, esordio alla regia di Ginevra Elkann, racconta la storia di una famiglia disfunzionale, adottando il punto di vista di chi spesso, in caso di divorzio, rimane in mezzo: i bambini.
Crescere sani e felici in una famiglia unita è già di per sé difficile. Lo è ancora di più se sei Alma – la giovane protagonista del film – e i tuoi genitori divorziano, cambiano Paese, inseguono ciascuno i loro sogni, lasciandoti in sospeso tra promesse e speranze disattese, a cui decidi di aggrapparti comunque ancora un po’, prima di prendere la tua strada.
Nato dalla collaborazione e dall’amicizia tra la Elkann e Chiara Barzini, “Magari” racconta proprio questo: quell’attimo di sospensione tra una realtà chiara e una speranza irrinunciabile, un momento che tutti i bambini come Alma si sono trovati a vivere almeno una volta.
Nel passare da produttrice e curatrice di musei a regista di una moderna tragicommedia familiare, Ginevra Elkann si dimostra abile nell’orchestrare le tante piccole parti che generano la “magaritudine” del suo film, quella sensazione di vivere il reale ma sempre immersi nelle proprie fantasie e speranze.
Misurandosi con una prova non facile, la regista riesce ad armonizzare l’esperienza e il carisma di attori affermati come Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Celine Sallette e Brett Gelman con la dolcezza, la spontaneità e l’impulsività dei protagonisti più giovani, Oro de Commarque (Alma), Milo Roussel (Sebastiano) e Ettore Giustiniano (Jean). Il risultato è un’atmosfera dolce-amara a cui è impossibile non abbandonarsi.
Nel gettare il suo incantesimo sul pubblico, la Elkann viene sicuramente aiutata dalla scelta di una fotografia e di una scenografia meravigliose. La regista capisce e sfrutta la bellezza e la magia del litorale romano, i suoi colori e il suo calore, per dare corpo al suo racconto di emozioni piccole e quotidiane.
Magari certe inquadrature sarebbero potute essere diverse, magari la sceneggiatura a volte non è chiarissima, magari lavorare con un cane e dei bambini è stata una scelta pazza, come spesso le hanno ricordato giornalisti e critici.
Ma “Magari” è un film che uno deve sedersi e guardare senza troppi se e troppi ma, perché l’eleganza, la tenerezza e la suggestività di questa pellicola sono così potenti che tutto passa in secondo piano e rimane solo il desiderio di tornare bambini e abbracciarsi forte alla propria immaginazione.