Un film di Michael Matthews. Con Dylan O’Brien, Andrew Buchanan, Tandi Wright, Dan Ewing, Melanie Zanetti. Drammatico, 109′. USA 2020
Sette anni dopo un’apocalisse di mostri, l’umanità è costretta a vivere in colonie sotterranee. Quando Joel Dawson si ricollega via radio con Aimee, la sua ragazza del liceo che vive sulla costa a 130 chilometri di distanza, i sentimenti per lei riemergono. Joel si rende conto di non avere alcun motivo per rimanere sottoterra e nonostante tutti i pericoli presenti sul cammino decide di uscire allo scoperto per seguire il suo vero amore.
In un mondo post-apocalittico dove gli esseri umani si sono rifugiati in bunker sotterranei e giganteschi mostri abitano la superficie, un ventiquattrenne tutt’altro che eroico decide di mettersi in marcia per amore, uscendo, metaforicamente e letteralmente, dalla sua comfort zone…
Potremmo riassumere così “Love and Monsters” di Michael Matthews, co-prodotto dallo Shaw Levy di “Una notte al museo” e “Stranger Things”, disponibile su Netflix da aprile, un mix tra road movie fantascientifico e coming of age.
Il film combina elementi classici delle storie di mostri (i primi 20 minuti ricordano parecchio “Zombieland”), momenti leggeri da commedia e romanticismo in un viaggio avventuroso che riesce ad appassionare il pubblico. Via via che il tempo passa le somiglianze con altre pellicole svaniscono, e “Love and Monsters” e i suoi personaggi sbocciano.
Anche se di buoni caratteri e comprimari, nella sceneggiatura di Brian Duffield e Matthew Robinson, ce ne sono diversi, è il Joel di Dylan O’Brien (Maze Runner) il cuore pulsante di tutto – e quella scena insieme al robot parlante conferisce al film una sincerità e un senso quasi inasepattati.
Nonostante l’ambientazione post-apocalittica, “Love and Monsters” sembra parlare del nostro mondo, quello di quest’ultimo anno di pandemia. Con un linguaggio diretto e semplice, e con un tono godibile, il film ci spinge a uscire dalla nostra confort zone, a sfidare la paura e a mettere alla prova il nostro istinto di sopravvivenza. Perché solo così facendo è possibile vivere grandissime avventure.