“Lerd”: corruzione e resistenza agli abusi di potere nell’Iran di oggi

Il film di Mohammad Rasoulof, premiato con Un certain regard, è una pellicola poco convincente

Un film di Mohammad Rasoulof. Con Reza Akhlaghirad, Soudabeh Beizaee, Nasim Adabi, Misagh Zare, Zeinab Shabani, Zhila Shahi. Drammatico, 120’. Germania, 2017

 

Anche quest’anno il Festival di Cannes ha deciso di pagare la sua personale “tassa Iran”, facendo trionfare il film “Lerd” (A man of integrity) di Mohammad Rasoulof nella sezione Un certain regard.

Una vera doccia gelata per il vostro cronista, costretto a recuperare la pellicola mentre gli amici e colleghi italiani si regalavano l’agognato selfie con la splendida Eva Green.

Perché la giuria guidata da Uma Thurman ha deciso di premiare “Lerd”? Me lo sono chiesto durante tutta la proiezione, non riuscendo però a trovare una risposta soddisfacente.

Mai come quest’anno Un Certain Regard presentava un programma interessante e ricco, con delle pellicole di cui sentiremo sicuramente parlare nei prossimi mesi. Dubitiamo invece che il film iraniano possa avere un respiro internazionale, al di là della snob e autorefenziale Croisette.

Mohammad Rasoulof, dopo essere stato condannato a sei anni di carcere per aver filmato senza permesso, scontandone uno prima di essere liberato su cauzione, ha una vasta esperienza diretta del sistema giudiziario iraniano.

Partendo dalla sua storia, ha deciso di raccontare e denunciare, attraverso questo film, la corruzione imperante nelle istituzioni pubbliche dell’Iran.

Reza (Akhlaghirad) è un umile allevatore di pesci rossi che vive con la moglie Hadie (Beizaee) e il figlio in un villaggio nel nord del Paese. Uomo di assoluta onestà e rigore morale, si rifiuta di piegarsi alle minacce di una potente e misteriosa Compagnia che ambisce ad acquisire la sua fattoria.

Più Reza si ostina a non voler vendere, più la Compagnia utilizza qualsiasi forma di persuasione coatta per convincerlo: prima gli avvelena l’acqua del lago e stermina i suoi pesci, poi lo fa arrestare ingiustamente, infine obbliga la banca a richiedere immediatamente il pagamento del prestito concessogli.

Quello che potremmo definire un mobbing continuativo e spudorato, insomma, e ciò nonostante Reza non demorde e denuncia, inutilmente, le intimidazioni subite alle autorità competenti e affronta ogni avversità con dignità e orgoglio.

Gli amici gli consigliano di scendere a patti con la Compagnia, di corrompere i funzionari delle banche per abbassare il tasso di interesse, la polizia e il giudice per uscire dalla prigione, ma puntualmente e con suprema ostinazione l’uomo rifiuta ogni compromesso.

Hadie, donna istruita e moglie amorevole, è l’unica che può davvero influenzare la decisione del marito di diventare un novello Don Chisciotte. Ma se a un certo punto il suo senso pratico la spinge a fare pressioni in questo senso, finisce per supportarlo nella decisione di non vendere la terra, loro identità e futuro del figlio.

“Lerd” rientra a pieno titolo nel genere film politico, mancando però della forza narrativa e artistica necessaria per colpire e scuotere l’opinione pubblica.

La pellicola scivola via, faticosamente, senza che lo spettatore abbia mai un sincero e pieno coinvolgimento emotivo, morale o ideale con il protagonista.

Certo si tratta di una storia universale, che possiamo considerare vera e veritiera in ogni angolo del globo, ma premiarla solo per l’ambientazione ci pare eccessivo. Un Certain Regard generosamente assegnato dalla giuria, forse con un occhio alle imminenti elezioni presidenziali in Iran?

Il finale amaro ci insegna che, se la compagnia di turno se non può convincere il Reza di turno a capitolare, preferisce blandirlo e inserirlo nel sistema piuttosto che farne un martire.