di Concetta Piro
Un film di Peter Spierig, Michael Spierig. Con Helen Mirren, Sarah Snook, Jason Clarke, Angus Sampson, Finn Scicluna-O’Prey. Biografico, 100′. USA, 2018
Sarah Winchester (Mirren) è stata l’erede della società di armi da fuoco Winchester. Dopo l’improvvisa morte di suo marito e del figlio, la donna inizia a credere di essere vittima di una maledizione e nel 1884 decide così di trasferirsi a San Jose, dove inizia la costruzione di un vero e proprio palazzo in stile gotico con 160 stanze. Quando lo psichiatra Eric Prince viene inviato nella gigantesca magione per valutare la salute mentale di Sarah, scopre che le ossessioni della donna potrebbero essere legate a un mistero davvero inquietante.
La storia del mondo è talmente ricca di realtà bizzarre e inquietanti che con esse sarebbe possibile alimentare il mondo del cinema quasi all’infinito. La storia della Winchester House e della sua proprietaria, a molti sconosciuta, è sicuramente tra queste, tanto che i fratelli Michael e Peter Spierig hanno deciso di costruirci intorno un film, “La vedova Winchester”. Liberamente ispirato ai fatti realmente accaduti.
Siamo agli inizi del 1900 e il consiglio di amministrazione della nota ditta di fucili incarica il dottor Eric Prince di valutare la salute mentale della donna (Mirren) che ha ereditato il 50% della società, ritenuta pazza e incapace di gestire gli affari di famiglia.
Dopo la morte prematura della figlioletta e del caro marito, infatti, la donna si è rinchiusa in un’enorme villa che continua a ingrandire e modificare sette giorni su sette ventiquattro ore al giorno. L’intento è quello di costruire una camera per ogni uomo ucciso dai fucili dell’azienda, che ne possa ospitare l’anima dannata, così da espiare la fantomatica colpa e mettere fine alla maledizione che sembra gravare sulla sua famiglia.
Realtà o finzione che sia, i fratelli Spierig sono riusciti a dirigere una pellicola notevole. Ricostruita fedelmente l’ambientazione, si sono avvalsi della bravura di Helen Mirren – a dir poco perfetta nel ruolo della vedova ereditiera. Il suo sguardo assente, rapito dal lutto e dallo sgomento, alimentato dalla paura che sembra circondare la sua esistenza, è da brividi, forse anche più della stessa casa che la ospita.
Buono l’uso dei suoni e della suspense che si estende per tutta la durata della pellicola, costellata comunque da esagerazioni di trama che rendono il tutto leggermente surreale.
“La vedova Winchester” ha la capacità di attrarre lo spettatore fin dalle prime sequenze, vuoi per la fotografia oscura e tetra che catapulta all’interno dell’ambientazione, vuoi anche per la bravura dei registi di creare le condizioni necessarie allo spettatore per sentirsi parte del gioco.
L’utilizzo dell’unico ambiente, senza influenze esterne (o quasi), permette l’identificazione di chi guarda con il protagonista, interpretato da Jason Clarke in modo intenso e piuttosto credibile, che finisce per sentirsi anche lui uni degli spiriti che infestano la casa.
Non fosse per il finale apocalittico in cui succede tutto e niente e dove l’esagerazione supera anche l’immaginazione più accesa, e per l’ultimo fotogramma che lascia spazio ad un sequel (ma speriamo di no), non ci sarebbe nulla da eccepire.
Una pellicola che parte bene, si svolge bene per più della metà ma che nel finale sembra voler affrettare le cose e finisce per trarre delle conclusioni esaustive ma alquanto affrettate e pregne di forzature che comunque nel cinema di genere talvolta sono necessarie.