È uscito oggi, 11 novembre, in libreria per Fazi editore “La ragazza giusta“, un romanzo fino a oggi inedito in Italia di Elizabeth Jane Howard, molto apprezzata anche nel nostro Paese per la saga dei Cazalet.
Nella Londra di fine anni Settanta trascina i suoi giorni il trentunenne Gavin, un timido e sensibile parrucchiere di modesta estrazione sociale. Il suo mestiere lo porta a essere il confidente di molte donne: con loro Gavin è brillante e prodigo di consigli, mentre è assai goffo con le ragazze che gli piacciono. Ha anche un caro amico, un ragazzo omosessuale di nome Harry.
È proprio lui a rimescolare le carte della vita del giovane aprendogli le porte della mondanità e portandolo a una festa presso una casa aristocratica. La padrona di casa, Joan, è una donna adulta molto carismatica, colta, capace di sfidarlo intellettualmente, e Gavin ne è subito irretito. Quella sera, però, conosce anche la giovanissima Minerva: ricca e infelice, cresciuta in un ambiente indifferente e anaffettivo, ha un disperato bisogno di attenzioni.
Dopo aver sperimentato, non senza scottarsi, i due opposti modelli femminili, Gavin sembra finalmente accorgersi dell’esistenza di una terza ragazza che gli è sempre stata molto vicina…
“La ragazza giusta” è un romanzo che impiega un po’ a carburare, voglio premetterlo. I primi capitoli sono alquanto lenti e monocordi, con il loro concentrarsi quasi esclusivamente sulla (monotona) vita lavorativa e familiare del protagonista Gavin. La Howard, certo, è brava a trasmetterci la piattezza di questa esistenza, con le giornate al salone che passano pressoché sempre uguali, le cene con mamma e papà, con cui Gavin ancora vive, e pochi, sporadici piaceri – un disco, un libro, una serata con l’amico Henry. Ma la lettura non è propriamente agevole.
Superato questo “scoglio” iniziale, però, la lettura si fa decisamente più movimentata e interessante, meno ripetitiva, e la scrittura segue il corso della storia, diventando meno pesante, più frizzante e scattante. Vale la pena di attardarsi in qualche descrizione ed elucubrazione mentale del protagonista di troppo, per arrivare “al sodo”.
Sono i personaggi femminili, in questo caso, a dare una svolta alla vicenda. Joan e Minerva – e in un certo senso anche Jenny, apprendista al salone di parrucchieri -, con la loro imprevedibilità, i colpi di testa, la sola presenza spingono Gavin a uscire dalla “confort zone” che si è creato, a mettersi in gioco e vivere.
Lui, bene o male, rimane sempre alquanto cervellotico e molto timoroso, pronto ad analizzare nel dettaglio ogni azione, reazione e possibile conseguenza, prima di fare un solo passo, e a giudicare, giudicare, giudicare (prima di tutto se stesso, come gli fa notare Henry, e a seguire tutti gli altri). Ma queste tre donne sono un terremoto, per la sua pacifica e insignificante esistenza. E alla fine lui ne risulta un po’ condizionato, un po’ migliorato, sicuramente un po’ cambiato.
Tra drammi raccontati con una sferzante dose di ironia, coppie in crisi e altre letteralmente allo sfascio, uno spaccato della società buona inglese tutt’altro che lusinghiero (portato avanti attraverso le signore a cui Gavin fa i capelli, davvero una carrellata di tipi impossibili), “La ragazza giusta” è un romanzo che piace e convince sempre più pagina dopo pagina.
E per assurdo, dopo l’inizio lento, il finale arriva troppo presto, in media res in modo quasi fastidioso. Certo, prima o dopo bisogna mettere un punto, ma personalmente mi sarebbe piaciuto sapere ancora qualcosa di questo parrucchiere timido che si apre alla vita e all’amore – e anche della sua famiglia, dei suoi amici e delle sue “donne”. Invece ci lasciamo così, con un bacio. Anzi due.