Probabilmente il libro della serie delle “Sette sorelle” di Lucinda Riley che, fino ad oggi, mi ha convinto di più. Avvincente, per niente banale o scontato, avventuroso, capace di far sognare e viaggiare con la mente. “La ragazza delle perle” – quarto dei sette romanzi previsti – è tutto questo e molto di più.
Dopo la delusione de “La ragazza nell’ombra” ero curiosa di capire cosa mi avrebbe regalato la Riley questa volta – sì, devo dirlo, la lettura di questa serie si sta rivelando una montagna russa di sensazioni: interesse, piacere, delusione, di nuovo interesse…
Come avevo scritto in una delle precedenti recensioni, decidere di impostare sette libri tutti sulla stessa struttura bipartita – la ricerca della sorella di turno delle sue origini nel presente, la storia di una sua antenata nel passato – rappresenta un grosso rischio. Per quanto le ambientazioni cambino – per ora le peripezie delle D’Aplièse ci hanno portato in Brasile, in Scandinavia, in Inghilterra e per ultimo in Australia – e con loro i personaggi, e quindi il punto di vista, la ripetitività della trama alla fine può stancare il lettore.
La storia di Star (Asterope), che sulla carta mi sembrava promettente – inserite nella stessa frase le parole “libreria” e “Londra” e avrete buone possibilità di attirare la mia attenzione! – si era rivelata una grande delusione. Quella di CeCe (Celaeno) su cui puntavo poco, invece, mi ha sorpresa in positivo.
Ad oggi “La ragazza delle perle” è il libro che mi ha colpita di più, che ho letto con maggiore partecipazione e piacere. Prima di tutto perché risulta incredibilmente vero. Se negli altri si aveva sempre la sensazione di avere a che fare con personaggi un po’ troppo costruiti (tutte bellissime, queste sette sorelle, dotate di talento, impeccabili) e con storie un po’ troppo costruite (c’è un principe azzurro in ogni luogo, a quanto pare) in questo caso le cose cambiano… e meno male!
CeCe non è perfetta, non è bellissima, e la sua storia non è scontata. E questo, udite udite, al lettore tipo come me – non esattamente un appassionato di lieto fine e romanticismo – piace. Perché anche nei libri è possibile simulare un pizzico di realtà, perché è più facile entrare in sintonia con un personaggio realistico.
Ho apprezzato molto l’ambientazione australiana – per quanto, proprio come la protagonista, nella vita reale sia alquanto restia a considerare di intraprendere un viaggio nell’emisfero australe (proprio come lei ODIO i ragni). I paesaggi sono vividi, l’aria che si respira sembra davvero quella infuocata del Paese. La Riley è riuscita a dipingere un quadro suggestivo, che fa venire voglia di partire quanto prima.
Se la storia di CeCe è avvincente, lo è altrettanto quella di Kitty Mercer, sua antenata che dalla Scozia intraprende un lungo viaggio per diventare poi imprenditrice nel settore delle perle. Anche in questo caso, convince soprattutto il fatto che sia disseminata di drammi, passi falsi, difficoltà (anche se alcune scelte della donna, da donna, ho faticato a capirle).
Il viaggio di CeCe sembra essere finito – o appena iniziato, dipende dai punti di vista! – ed è già il momento di passare a quello della sorella successiva, Tiggy (Taygete), protagonista de “La ragazza della luna”. Anche in questo caso non muoio dalla voglia di approfondire, devo dirlo – l’immagine che fino a qui di lei hanno rimandato i libri è quello di una ragazza un po’ troppo eterea e sognante per i miei gusti. Ovviamente sono pronta a ricredermi. Lucinda Riley, fai del tuo meglio.
SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE