Non servono ambientazioni fantascientifiche o personaggi fuori dal comune, per trasmettere inquietudine e ansia al lettore. Un grande autore – e la Murata Sayaka di “La ragazza del convenience store”, edito da E/O io la inserisco nella categoria a pieno titolo – sarà capace di farlo anche attraverso il racconto del quotidiano.
Il romanzo mi ha trasmesso soprattutto questo: un forte senso di ansia, la sensazione di trovarmi davanti quasi a un universo parallelo, le cui dinamiche mi erano del tutto estranee. Il Giappone moderno può giocare di questi scherzi.
È che davvero – chi ci abita ve lo potrà confermare – qui il vivere comune è retto da regole particolari, difficili da comprendere per un europeo. È difficile per noi capire l’attaccamento quasi morboso al lavoro, la vita in spazi domestici ristretti, le convenzioni sociali. C’è sempre qualcosa di artificiale, mediato e costruito, nei rapporti interpersonali nipponici, come se tra le persone esistesse un filtro che in nessun modo e per nessun motivo può venire meno.
La protagonista Furukura Keiko, trentaseienne che da quando ne aveva 18 lavora part-time in un konbini, un piccolo convenience store aperto 24/7, trasmette un senso di inquietudine. Dai ricordi della sua infanzia – quando per dividere due compagni di classe che stavano litigando pensò che la soluzione più semplice e rapida dare una palata in testa a uno dei due – si percepisce che in lei c’è qualcosa di stonato, qualcosa di “diverso” dalla normalità.
La dedizione con cui si dedica al suo lavoro, le bugie costruite al tavolino con la sorella che racconta agli altri per stornare i sospetti dalla sua vita (che agli occhi degli altri appare comunque tutt’altro che normale), le sue reazioni davanti a ciò che le accede intorno, sono tutti elementi che inquietano.
Lo è ancora di più il suo comportamento – e il suo pensiero – quando decide di prendere a vivere con lei un disoccupato nullafacente che, emerge chiaramente dalle cose che le dice, si sta solo approfittando di lei. In sintesi vuole essere mantenuto e pure trattato bene! Assurdo. Per chiunque ma non per Furukura, che vede nella loro convivenza una buona soluzione dei suoi problemi.
Si fa fatica a capire la protagonista di “La ragazza del convenience store” durante tutto il libro. Per assurdo è proprio sul finale che vediamo in lei un barlume di normalità, anche se poi la sua scelta – vista con la mentalità giapponese – è tutt’altro che sensata. Ma se c’è un luogo che suona dentro di noi, dove ci sentiamo utili e a casa, perché mai dovremmo abbandonarlo?