Un film di Marco D’Amore. Con Marco D’Amore, Giuseppe Aiello, Salvatore D’Onofrio, Giovanni Vastarella, Marianna Robustelli. Drammatico, 116′. Italia 2019
Ciro di Marzio, detto l’Immortale, è stato ripescato dopo il colpo di pistola in petto ricevuto da Genny e la caduta nelle acque della costa di Napoli. Don Aniello gli spiega che la sua resurrezione gli permette quello che per altri è solo un sogno: ripartire da capo. Gli affida l’incarico di fare da intermediario con la mafia russa a Riga, in Lituania, dove però i russi sono in guerra con la criminalità locale. Per far arrivare la droga, Ciro si appoggia all’attività di sartoria contraffatta di Bruno, ossia il suo mentore di quando era bambino a Napoli. Una collaborazione che fa riaffiorare in lui molti ricordi…
A due anni di distanza dalla sua ultima apparizione in “Gomorra”, nella scena diventata cult in cui suo “fratello”, Genny Savastano, gli sparava a bruciapelo, verosimilmente uccidendolo, Ciro di Marzio (D’Amore) è tornato, con un film tutto suo, “L’Immortale”.
Il corpo di Ciro sta sprofondando nelle acque scure del Golfo di Napoli e mentre sprofonda, affiorano i ricordi: i suoni attutiti dell’acqua si mescolano ad urla di persona in fuga. È il 1980, la terra trema, i palazzi crollano, ma sotto le macerie si sente il pianto di un bambino sopravvissuto alla catastrofe. È da qui che nasce l’Immortale.
Il film prende il via proprio dall’ultima scena della terza stagione di “Gomorra” per svilupparsi su due piani temporali: da un lato i fatti accaduti dopo il colpo di pistola sparato da Genny, dall’altro il racconto del Ciro bambino (interpretato dal bravissimo Giuseppe Aiello) che prova a sopravvivere, da orfano, nella Napoli post-terremoto.
“L’Immortale” si propone di indagare le origini di uno dei personaggi più controversi, conflittuali eppure amati di “Gomorra”, un personaggio che porta con sé una condanna antica. Ed è proprio nel racconto di Ciro bambino che il film di D’Amore esprime il suo massimo potenziale: la ricostruzione degli anni ’80 è riuscita, immersiva, con le storie di contrabbandieri di sigarette e di scugnizzi obbligati a crescere troppo in fretta in mezzo alla strada.
Tutto il resto del film, ambientato in Lettonia, mantiene il tono a cui ci ha abituato la serie: loschi affari di droga che coinvolgono potenti boss, sparatorie, esecuzioni, tradimenti e colpi di scena (nemmeno troppi per chi conosce il genere). Eppure questa parte non convince a pieno, e sembra nient’altro che un paio di puntate di “Gomorra”.
Primo progetto cross-mediale nella storia della serialità italiana, girato in large format – un formato intermedio tra il 35 mm e il 65mm -, “L’immortale” farà felici i numerosi fan della serie, proponendosi come ponte tra la quarta e la quinta stagione. Più difficile, invece, approcciarsi al film da profani, se non si conosce già “Gomorra” e il linguaggio che propone.