A tu per tu con Gianmarco Busetto, fresco vincitore del Roma Fringe Festival con il monologo teatrale “9841/Rukeli”, che racconta la storia di Johann Wilhelm Trollmann (1907-1943).
Una storia inedita e particolare, quella che hai deciso di portare in scena, la storia di un pugile zingaro nella Germania nazista, che sfida il Terzo Reich. Da dove viene questa idea?
Come dico all’inizio dello spettacolo, è stata questa storia ad avermi trovato. Era il 2011 e alla radio hanno parlato di un articolo di Roberto Brunelli, scritto sull’Unità, che raccontava la vicenda. L’ho sentita subito mia e non ho potuto non metterla in scena, riscrivendola drammaturgicamente come un monologo, perché sentivo che mi aveva chiamato, scelto.
Un personaggio pressoché sconosciuto in Italia. Il lavoro di ricerca hai dovuto quindi svolgerlo tutto su documenti in tedesco. Quanto è stato complicato trovare tutti gli elementi necessari per costruire il tuo monologo?
Ho impiegato circa un anno per reperire tutte le informazioni. Nel 2011, quando ho iniziato a scrivere lo spettacolo, non esistevano informazioni in lingua italiana, ma solo siti in tedesco, e io non conosco il tedesco. Per questo sono stato costretto a fare tutto un lavoro di traduzione utilizzando Google. Ho anche usato il sito della Federazione pugilistica tedesca per avere un riscontro dei dati trovati nei vari siti, perché cercavo veridicità.
Tu sei di Venezia, Mestre per l’esattezza, casa di un grandissimo festival. L’emozione di vincere al Fringe? Quali sono le sensazioni a caldo?
È un’emozione enorme. Da quando abbiamo iniziato a portare in giro questa storia ci siamo detti, con Enrico Tavella, che la cosa più importante era fare in modo che la gente potesse conoscere ciò che Johann Trollmann Rukeli ha vissuto. Il perché del nostro lavoro è sempre stato questo. Venire al Fringe è stata una scelta ponderata; sapevamo di avere una buonissima storia e di aver lavorato sodo. Poi naturalmente ci si misura con altri grandi protagonisti, quindi la vittoria non era certo scontata.
Dove potremo vedere nei prossimi mesi “9841-Rukeli”?
Ci sono un bel po’ di date; probabilmente una o due qui a Roma, poi nelle Marche, a Padova, a Trieste.
Una storia dal sapore fortemente cinematografica, quella che hai raccontato. Il teatro è solo un punto di partenza? Pensi di portare Rukeli anche sul grande schermo?
Io personalmente no, perché con il cinema ho un rapporto strano, di amore e odio. Magari cimentarmi in una regia cinematografica potrebbe anche essere interessante. Attualmente esistono due prodotti per la televisione tedesca che raccontano questa storia, non eccelsi, ma comunque.
Una curiosità, prima di lasciarci. Mai fatto doppiaggio in carriera? Perché hai una voce che sembra familiare.
Non siete i primi a chiedermelo. Ho fatto qualcosina ma in ambito commercial, niente serie televisive o cinema.
Ancora complimenti a Gianmarco Busetto.