John Green si mette a nudo in un’intervista per l’Huffington Post, raccontando del romanzo che lo ha portato al successo planetario, “Colpa delle stelle”, ma anche di quello che promette di ricalcarne le orme, “Città di carta”.
di Lucia Andreuzza
“Colpa delle stelle”: John Green spiega come l’aver frequentato e poi lasciato la scuola di teologia lo abbia ispirato
L’autore del romanzo “The Fault In Our Stars”, “Colpa delle stelle” in Italia, è arrivato incredibilmente vicino a svolgere una professione completamente diversa.
Durante una conversazione live sull’Huffpost, John Green ha spiegato infatti che una volta era un aspirante sacerdote che lavorava come cappellano presso l’ospedale pediatrico, mentre frequentava la scuola di teologia. Dopo sei mesi è arrivato però a capire che le sue opinioni sulla religione e sulla morte avevano più sfumature di quante avesse pensato in precedenza, concludendo di non essere tagliato per quella strada.
“È stato molto più difficile di quanto non sia stato nella mia immaginazione”, ha detto alla conduttrice Nancy Redd. “Mi sono reso conto che tutte quelle alte opinioni teologiche che mi ero fatto leggendo tantissimi libri di teologia non avevano poi così tanta importanza quando arrivava il momento di stare con i bambini che stavano morendo o con le famiglie che avevano appena perso i loro bambini. Tutto di quella complicata teologia si è perso lungo la strada”.
“Tantissime persone non hanno provato quello che ho provato io – ha continuato l’autore – ma la mia esperienza è andata in pezzi e tutto quello che è rimasto era la perdita e il dolore”.
Non sapendo da dove cominciare, Green ha impiegato dieci anni a scrivere “Colpa delle stelle”. E anche se la carriera ecclesiastica non era quella giusta per lui, l’autore ha il massimo rispetto per coloro che hanno dedicato le loro vite a servire cause religiose e a lavorare con bambini malati. “Sono sbalordito dalle persone che lo fanno ogni giorno – ha affermato – Non solo hanno coraggio, ma anche tantissimo fegato”.
“Paper town”: John green spiega perché il libro ricorda la sua adolescenza
I fan del libro, che vedremo presto al cinema, “Paper town – Città di carta” saranno entusiasti di sentire che gran parte delle caratteristiche del protagonista del romanzo Q (Quentin) sono ispirate alle esperienze fatte dall’autore quando era adolescente.
“Come Q ho sicuramente idealizzato le ragazze per le quali ho avuto una cotta, pensavo a loro come più che umane” ha spiegato John Green nel corso dell’intervista. “Penso che questo finisca per essere veramente distruttivo, non solo per te ma anche per le donne che stai immaginando. Cioè, se pensi che siano più che umane in un certo senso togli loro umanità. Di sicuro questo tratto del protagonista del libro è preso dalla mia vita”.
Le somiglianze non si fermano qui. “Q è veramente un secchione e un bravo studente, andrà alla Duke. Anch’io amavo studiare, ma ciò nonostante ero uno studente terribile e non sono andato alla Duke”, ha dichiarato l’autore.
Con una serie di romanzi pensati per giovani lettori diventati poi best-seller all’attivo, John Green sente che gli adolescenti costituiscono un target importante a cui rivolgersi. “Penso che gli adolescenti siano interessanti e intellettualmente impegnati come chiunque altro e credo che facciano delle domande importanti e interessanti. Forse le fanno in modo diverso da come le fa un adulto, e si approcciano alla materia in maniera diversa, ma in ogni caso si interrogano”.
“Penso che dovremmo rendere merito agli adolescenti per il modo in cui lottano e si impegnano” ha continua l’autore. “Non lo so, trovo che siano d’ispirazione, davvero, e credo che molte volte siano più svegli di me, parecchio più svegli di me, per quanto riguarda il modo in cui si aggrappano a un problema e veramente, veramente lo combattono senza paura”.