Ilaria Tuti: “Fiori sopra l’inferno è una dichiarazione d’amore alla mia terra”

Il commissario Teresa Battaglia, Longanesi, le signore dei gialli e dei thriller, i progetti futuri

La scrittrice Ilaria Tuti.

Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, tra montagne silenziose quasi quanto lei. Ha studiato economia, ma da sempre è appassionata di fotografia e pittura. Ha lavorato come illustratrice per una piccola casa editrice.

Fiori sopra l’inferno“, edito da Longanesi, uscito in libreria il 4 gennaio, esordio letterario del commissario Teresa Battaglia è stato un vero e proprio caso editoriale all’ultima Fiera del libro di Francoforte. I diritti del libro sono stati venduti in oltre venti paesi, tra cui Germania, Francia, Regno Unito e Spagna.

Abbiamo parlato con lei del suo personaggio, una donna matura dal carattere forte, una sorta di mosca bianca nel genere, delle signore dei gialli e dei thriller, dei prossimi lavori e di molto altro ancora.

 

Il 4 gennaio è uscito per Longanesi il tuo primo libro, “Fiori sopra l’inferno”, salutato come un caso letterario già all’ultima Fiera di Francoforte. Prima di tutto, chi dobbiamo ringraziare per averti scoperta?

Fabrizio Cocco, editor Longanesi per i thriller, e Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale Longanesi. A loro va la mia più profonda gratitudine per averci creduto e per aver amato da subito Teresa e la sua storia.

Com’è stato debuttare nel mondo della narrativa per un editore come Longanesi? Prevale l’entusiasmo oppure il timore di deludere qualcuno?

L’entusiasmo è sempre stato il motore di questa incredibile esperienza, assieme alla passione che ha mosso la mia penna fin dalla prima parola che ho scritto per questa storia. Più che il timore di deludere qualcuno (capita, è naturale), c’è un po’ di preoccupazione per essere sotto la lente di ingrandimento di molti. Non ci sono abituata e per natura sono riservata. Scrivere un romanzo è un atto intimo, ma poi giunge il momento di lasciarlo andare e compiere un viaggio, con il suo carico di sogni e aspettative. Un po’ è come mettersi a nudo.

La tua storia è diversa da quella di tanti “casi” editoriali del nuovo millennio – scrittori giovanissimi, resi famosi dal passaparola e dai social. Chi è davvero Ilaria Tuti, e cosa faceva prima di decidere di scrivere un libro?

Definirmi mi mette sempre in crisi. Forse lo devo ancora scoprire chi sono davvero, o forse la risposta è fin troppo scontata: una persona come tante, ma con un interesse (per me) speciale. Più che le parole, sono le nostre scelte a definirci, e io ho scelto di dedicare gran parte del mio tempo e delle mie energie alla scrittura, che è un bisogno primario tanto quanto l’amore della mia famiglia. Le storie le ho sempre raccontate, ma prima lo facevo sotto un’altra forma: dipingevo. Le arti visive raccontano sempre qualcosa, per questo le amo. Con la scrittura ho intrapreso un percorso più immediato, ma non meno intenso. Per il resto, ho un lavoro che mi piace: mi occupo di gare a appalti pubblici per una ditta privata.

Quello dei romanzi gialli/thriller è da sempre un mondo con una forte connotazione maschile, nonostante qualche grande eccezione – penso ai personaggi immortali di Agatha Christie nel passato, alla Penelope Poirot di Becky Sharp o alla Petra Delicado di Alicia Giménez-Bartlett per restare nel presente. Prima di tutto, come si inserisce la tua Teresa Battaglia in questa tradizione?

Hai citato personaggi di grande carisma. Spero che Teresa possa esserlo altrettanto, ma questo lo giudicheranno i lettori. Teresa, come Penelope e come Petra, è una donna decisa e competente nel suo lavoro, a volte brusca, ma dall’animo generoso e incendiato da una passione fortissima per la vita. Sono personaggi femminili che offrono un’alternativa straordinaria ai modelli che la società ci propone: donne indipendenti, forti ma sensibili, spesso idealiste. Non è vero, come qualcuno vuole far credere, che per essere donne professionalmente affermate dobbiamo snaturarci: l’animo femminile è capace di trasformarsi al bisogno pur restando fedele al proprio centro. Teresa è così, contraddizione continua e stupendamente umana: materna senza essere madre, decisa e fragile, mesta e ironica, inquieta e saggia.

Perché questo personaggio, una sessantenne energica, in attesa di diagnosi per una grave malattia, è molto diversa da tutte le detective che l’hanno preceduta? A cosa ti sei ispirata?

Alle donne vere, alla loro forza, che non significa essere incrollabili, ma sapersi rimettere in gioco dopo ogni errore, dopo ogni battuta d’arresto, recuperando sempre un po’ di amore per se stesse. Più stanche, anche più spaventate magari, ma sempre devote ai propri sogni. Questo romanzo è dedicato anche a loro, a tutte le donne che ogni giorno combattono le proprie battaglie personali.

Ilaria Tuti. © Beatrice Mancini

Pensi che i tempi siano maturi perché i personaggi femminili si emancipino dai ruoli secondari (segretarie, assistenti, spalle) per diventare protagoniste a tutti gli effetti anche di storie crude e macabre?

Per me puoi fare anche la spalla, ma la devi fare superbamente e diventare indimenticabile. È una battuta per dire che non conta tanto il ruolo che ricopri, ma come lo ricopri, la passione con cui lo fai. Puoi essere un capo insignificante e un assistente carismatico. Il personaggio di Teresa non funziona perché è il commissario, ma perché l’autorevolezza se l’è guadagnata con sacrificio e dedizione. Il lettore lo capisce e lo apprezza. Questo vale nella finzione letteraria tanto quanto nella vita reale. Nella narrativa, comunque, abbiamo bisogno di figure femminili più complesse e meno stereotipate, che possano portare la sensibilità e il punto di vista femminile anche in storie “dure”. Sarebbe un valore aggiunto.

Fiori sopra l’inferno” si svolge nel villaggio montano (immaginario) di Travenì. Quanto è importante la componente paesaggistica e naturale, nel tuo libro? E quanto è stato importante, per te, ambientarlo proprio nei paesaggi friulani che ti sono tanto familiari? Il libro avrebbe avuto lo stesso impatto, con un’ambientazione diversa?

Questo romanzo è una dichiarazione d’amore alla mia terra. Dal punto di vista delle ambientazioni ho voluto scrivere un romanzo sensoriale: volevo mostrare al lettore la mia terra attraverso i suoi profumi, i suoni della natura, le luci e anche le ombre suggestive che riportano alla mente un fascino arcaico, forse anche un po’ arcano. Questo romanzo non sarebbe stato lo stesso con un’ambientazione diversa: è essa stessa personaggio, racconta un mondo ammantato di fascino e segreti, parla una lingua antica e universale che può arrivare dove le parole si fermano. Crea suggestioni, è un contributo prezioso.

Il libro si chiude con una nota di speranza, anche per quello che riguarda la protagonista Teresa. Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Stai già lavorando a un sequel, oppure pensi di dedicarti ad altro, almeno per il momento?

Teresa ha ancora storie da raccontarci e io non vedo l’ora di scriverle. Le sto già scrivendo.

Grazie a Ilaria Tuti per essere stata con noi. 

Grazie per questa intervista e per avermi dato la possibilità di parlare di Teresa Battaglia.