“Il principe di Roma”: una commedia riuscita, con un ottimo Marco Giallini

Il dialetto romano e la "popolarità" si innestano sulla struttura del "Canto di Natale”

Un film di Edoardo Falcone. Con Marco Giallini, Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci. Commedia, 92′. Italia 2022

Roma, 1829. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e potente che sta per acquisire (o meglio, acquistare) il titolo di principe prendendo in sposa l’aristocratica Domizia. Ma il sottoposto che doveva portargli i cento scudi necessari per la transazione viene condannato a morte prima di rivelare a Bartolomeo dove è custodito il denaro. Per poter carpire dal defunto l’informazione necessaria Sor Meo (come lo chiama la domestica Teta) si rivolge a una fattucchiera che lo ammonisce: evocando i morti potrà imbattersi anche nelle anime che si aggirano da secoli per Roma. Infatti, invece del fantasma del sottoposto, Bartolomeo incontrerà quelli di Beatrice Cenci e Giordano Bruno, che lo accompagneranno in una rivisitazione del passato, cui seguirà un’anteprima del futuro, utili a ripensare la sua intera esistenza.

 

Dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma a ottobre, arriva al cinema “Il principe di Roma”, il nuovo film di Edoardo Falcone con protagonista Marco Giallini, un moderno Marchese del Grillo che ci riporta indietro nel tempo, nella Roma papalina del 1829.

Bartolomeo Proietti (Giallini) è un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il Principe Accoramboni (Rubini) per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Affiancato da compagni d’eccezione come Papa Borgia, Giordano Bruno, Beatrice Cenci, dovrà fare i conti con se stesso e con la sua coscienza.

Falcone utilizza la struttura narrativa di “Canto di Natale”, tra i classici di Charles Dickens forse il più amato e preso a modello da registi e sceneggiatori negli anni. La cornice solida e collaudata permette al regista di poter giocare con le sue caratteristiche migliori, l’umorismo e la teatralità popolana. In questo il dialetto romano gli viene sicuramente in aiuto, offrendogli un repertorio infinito di battute.

Il risultato è una commedia brillantemente sceneggiata e dominata da Marco Giallini, che intrattiene e diverte il pubblico e si conferma il vero erede di quella romanità tipica di attori come Gigi Proietti e Alberto Sordi. Un film che promuove la tradizione della commedia all’italiana ma non rinuncia a un linguaggio cinematografico al passo coi tempi.